Una volta tanto mettiamo da parte il passato. Mettiamo da parte il college rock, l’indie rock, il noise, i Dinosaur Jr., gli scazzi con Lou Barlow, gli anni ottanta, gli anni novanta e persino la reunion del 2005. Mettiamo da parte anche le collaborazioni e i progetti, più o meno solisti, firmati J Mascis + The Fog oppure Sweet Apple, Witch, Deep Wound e Upsidedown Cross. Una volta tanto, insomma, mettiamo da parte tutto quel che è stato di Joseph Donald Mascis è parliamo solo ed esclusivamente di questo abbagliante Several Shades of Why, senza dubbio il lavoro più intimo e personale della sua carriera. Una personalizzazione, chiara e lampante, ravvisabile in ciascuna delle dieci tracce elettroacustiche del disco. Brani che evidenziano la sensibilità di un uomo fondamentalmente libero e leale che, tra mille dubbi, non esita a mettere a nudo i propri sentimenti e le proprie paranoie. Lo fa con l’attitudine di un vero songwriter folk rock, indipendente e alternativo, quasi a voler sottolineare che il suo accostamento a Neil Young non è semplicemente vocale ma soprattutto esistenziale. Con molta probabilità, però, J Mascis non si sente affatto come il cantautore canadese, ma a quelli come noi a cui piace spesso farneticare, buttando giù esempi e riferimenti vari, il paragone è soltanto un modo per mettere in risalto il carattere emancipato e anticonformista di entrambi. Lo stile di Mascis poi è inconfondibile, così come sono inconfondibili le canzoni di questo lavoro in studio volutamente acustico e dai riverberi pop che, nonostante le assenze di bassi e batterie, si riempie piacevolmente e con discrezione di suoni di violino, pianoforte, flauto, lap steel… Ciò nonostante Several Shades of Why trova il suo vero punto di forza nei testi. Basta ascoltare (e leggere) quel che canta (e scrive) Mascis in pezzi come Listen To Me, Not Enought, Can I, Very Nervous and Love e Where are you per rendersi conto della poesia, del romanticismo e del disincanto di un personaggio fuori dall’ordinario e dal talento unico. Aggiunteci infine che al disco hanno collaborato Kurt Vile, Pall Jenkins, Ben Bridwell, Kurt Fedora, Sophie Trudeau e che l’artwork è di Marq Spusta con il contributo di Kim Gordon, e il dado è tratto! Già nel “borsino” dei dieci titoli più interessanti del 2011. (Luca D’Ambrosio)
ML – UPDATE N. 78 (2011-06-02)
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