Forse a tanti il nome dice poco o nulla. Nato a Londra, il 27 dicembre 1943, Peter John Sinfield è anzitutto un poeta e un sognatore, prima che musicista (impegnato sporadicamente al synth), produttore e all’occorrenza tecnico delle luci, dotato di una raffinata cultura che ha messo al servizio della scena Rock Progressive inglese negli anni Settanta. È stato tra i fondatori dei King Crimson assieme ai fratelli Giles, a Robert Fripp, Greg Lake e Ian McDonald, colorando con le sue liriche il regno dei Re Cremisi tra il ’69 e il ’72, cioè fino all’anno dell’abbandono del gruppo per divergenze di vedute con il leader indiscusso Fripp sulla strada musicale da seguire;ed è stato autore dei testi (una poetica, la sua, influenzata da Shakespeare, Shelley, Blake e Rilke) di altre importanti formazioni. Nell’arco di tempo in cui Sinfield è rimasto con i King Crimson sono stati realizzati i quattro mirabili capolavori: “In the Court of the Crimson King”, quello che riporta in copertina la mitica faccia urlante dell’uomo schizoide del 21° secolo, “In The Wake Of Poseidon”, “Lizard” e lo splendido “Island”. Album epocali considerati da molti come massima espressione del Progressive. Così nel ’73, dopo la separazione e dopo aver prodotto (l’anno precedente) l’album di debutto dei Roxy Music ed essersi preso cura della Premiata Forneria Marconi (testi e produzione di “Photos Of Ghost”), impegnata nel tentativo di fare breccia sul mercato inglese, Sinfield ha l’occasione di realizzare un album solista, che è rimasto l’unico della sua carriera. “Still” è un disco superlativo, (quasi) dimenticato da quanti hanno seguito le vicende del Rock Progressive inglese dei ’70, e che molti considerano la naturale prosecuzione di quei primi quattro magistrali (e imperdibili) capolavori dei KC prima del cambio di direzione del gruppo registratosi con “Larks’ Tongues in Aspic”. L’album è impregnato di quell’impalpabile misticismo cosmico che ha fatto le fortune dei King Crimson e si compone di una serie di brani espressivi che non avrebbero affatto sfigurato nel repertorio di quel tempo della band, nel rispetto del loro rigoroso e distintivo formalismo riconosciuto dalla critica; peraltro impreziositi dalla presenza di ospiti illustri quali Greg Lake, Ian Wallace, Mel Collins, John Wetton e Keith Tippet. Pete vi aggiunge un tocco di sentimento pop che non guasta. Intanto è entusiasmante il brano d’apertura, “Song Of The Sea Goat“, con le reminiscenze del concerto in Re Maggiore di Vivaldi il piano di Tippet a farla da padrone, ma a seguire tutti gli altri pezzi in scaletta confermano la sensazione già espressa di trovarci dinanzi ad un grande disco, dalle melodie rilassanti e struggenti, dall’architettura sonora ben articolata e dai colori emozionanti che si esplicano in momenti davvero magici. “Will It Be You“, acustico e superbo, “Envelopes Of Yesterday” poggia sul suono magnifico della chitarra acustica sostenuta da una solida linea di basso e dalle tastiere, “The Piper” è una stupenda canzone acustica con un delizioso assolo di flauto di Collins, in chiusura “The Night People” propone un turbolento intreccio di fiati. La ristampa (rimasterizzata) di “Still” si propone in una Expanded Edition con un cd supplementare che contiene differenti missaggi dei pezzi originari più due bonus-track: “Can You Forgive A Fool?” è un brano splendido, forse il più bello di tutti, degno della tradizione romantica dei primi King Crimson, stranamente rimasto fuori dalla scaletta della prima edizione, giocato sulla combinazione di chitarre e mellotron, mentre l’acustico “Hanging Fire“, è struggente e malinconico, ed evoca le emozioni sedimentatesi da lungo tempo nell’animo dei fan dei KC. (Luigi Lozzi)
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