Aaron Moreland alla chitarra (autocostruita con sole 4 corde) e Dustin Arbuckle, voce e armonica, costituiscono un duo proveniente dal Kansas artefice di un blues elettrificato e tradizionalista di chiara matrice rurale sulla quale innestano – di frequente e con un accento modernissimo – reminiscenze ‘urbane’ del Chicago Blues ed elementi del Delta del Mississippi. Nel 2010, dopo aver inciso per un’etichetta indipendente “1861”, sono passati alla Telarc che ha dato loro la meritata visibilità e pubblicato l’ottimo “Flood”, riuscita commistione di musica ‘del diavolo’ tradizionale e intuizioni di modernismo che, alla resa dei conti, non nuociono alla causa. Così a distanza ravvicinata ecco la conferma della bontà del loro stato di grazia con “Just A Dream”, album che giunge al culmine di un acclamato tour nei club in giro per il mondo e dopo un attento lavoro di preparazione in studio, prima di passare ad incidere (quasi) in presa diretta i brani che lo compongono. Il sound che fuoriesce all’ascolto è limpido e raffinato pur senza smarrire la sua precipua componente di ruvidezza blues. E il materiale proposto appare di indubbia qualità. Delizioso lo smooth groove della title-track, mentre l’interessante “Purgatory” si apre con un riff inquietante e distorto di Moreland che ricompare di frequente tra le pieghe del brano, fornendo un’accattivante atmosfera, cui il vocalismo di Arbuckle si trattiene dall’andare dietro, e creando invece un efficace contraltare. Il duo poi si cimenta con un classico di Tom Waits, “Heart Attack & Vine“, offrendone una ‘rendition’ riuscita e personalissima. La breve “Gypsy Violin” è un godibile divertissement mentre “Shadow Never Changes” è impregnata di profonde radici blues prima di sciogliersi in un sano rock-blues. “Good Love” è un altro standard blues cui però giova, in termini di originalità, il contributo all’arpa di Arbuckle. “White Lightnin‘” è la migliore delle chiusure immaginabili: il brano è stato scritto da Steve Cropper, leggendario chitarrista Stax, alla corte di Otis Redding prima, militante nei Booker T. & the MG’s dopo e ‘tutor’ dei Blues Brothers Belushi & Aykroyd poi, e che per l’occasione si propone in veste di guest-star alla chitarra solista. Più che la qualità dei singoli brani ad eccellere e a convincere è la bontà delle esecuzioni. (Luigi Lozzi)
Se vuoi segnalarci un errore o dirci qualcosa, scrivici a musicletter@gmail.com. Se invece ti piace quello che facciamo, clicca qui e supportaci con una piccola donazione via PayPal, oppure acquista su Amazon il nostro utile quaderno degli appunti o qualsiasi altro prodotto. Infine, puoi aquistare un qualsiasi biglietto su TicketOne e anche seguirci su Telegram. Grazie
✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 9 Ottobre 2011