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Intervista a Bobby Matador degli Oneida.

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Intervista a Bobby Matador degli Oneida di Nicola Guerra

Con “Absolute II” si chiude la trilogia “Thanks Your Parents” iniziata nel 2008 con “Preeten Weaponry“. Occasione per farci raccontare da Bobby Matador (chitarra e voce degli Oneida) tutti i retroscena di questo grande progetto che demarca l’importanza dei Newyorkesi nel panorama del rock indipendente.

Il progetto denominato “Thanks Your Parents” ha finalmente una forma compiuta. A cosa fa riferimento il titolo e qual è la chiave di lettura per comprendere appieno queste tre fasi del progetto Oneida.
Il titolo si riferisce all’inevitabile natura ciclica dell’esperienza umana e l’accettazione di questo immutabile elemento del destino. Riconoscere, accettare e apprezzare le realtà che non puoi cambiare – e cambiare il resto a tuo piacimento. Conoscere la differenza tra l’immutabile e il mutabile è la chiave dell’esperienza umana, secondo me.

Quando avete iniziato, il progetto era già disegnato o avete attuato cambiamenti in corso per ottenere quello che vi eravate promessi?
Come per tutti i progetti degli Oneida, anche “Thanks Your Parents” ha seguito un flusso creativo. Cerchiamo sempre di rimanere sensibili alle circostanze esterne e assecondare il caos che si crea in fase compositiva.

Cosa vi eravate promessi? La trilogia era un modo di dimostrare al pubblico che se stimolati dalle idee la musica ne avrebbe tratto beneficio?
Non lavoriamo per promesse, solo per azione. Abbiamo delle idee e le seguiamo al meglio delle nostre possibilità. Ovviamente a volte abbiamo l’opportunità di discutere fra noi e cerchiamo di capire quale direzione la nostra musica stia prendendo. Sono percorsi tortuosi che ci obbligano a confrontarci prima che la nostra idea si tramuti in canzone o addirittura in album. Non sentiamo però nessun obbligo di cambiare i nostri obiettivi e le nostre scadenze; seguiamo l’istinto senza analizzarlo e credo che questo
sia l’elemento fondamentale per comporre con successo rimanendo onesti a noi stessi e al pubblico che ci segue.

Siete un gruppo che cerca di non ripetersi, non vi accontentate di stagnare in un mood ma avete uno stile che è ciclico, ossessivo, alienante e che rispecchia la società in cui vivete. Non avete mai pensato di trasferirvi in un luogo diverso per un lasso di tempo e verificare se la musica degli Oneida assorbe la vita intorno oppure se gli Oneida percepiscono la vita proprio in quel modo così paranoico?
Non credo che sentiremmo un ambiente fisico diverso come una realtà differente, ma credo che la tua osservazione abbia senso, poiché cambiare le circostanze esterne potrebbe avere un effetto per lo meno a livello superficiale sulla nostra musica. In ogni caso ci siamo costruiti delle vite che funzionano abbastanza bene nel posto in cui viviamo, quindi non vedo in questo momento un pianificato sradicamento dalla nostra realtà. Abbiamo invece appena allestito un nuovo studio di registrazione chiamato Ocropolis e ne stiamo costruendo uno nuovo, sempre a Brooklyn, quindi non possiamo dirci del tutto estranei al processo di totale rinnovamento.

Torniamo ai tre lavori. Completamente diversi tra loro eppure complementari, le vostre passioni musicali che arrivano al cuore di Rated O in un abbandono all’hard rock emotivo e psichedelico. Attorno un magma di elettronica, kraut, industrial e drone scheletrici. Ma qual è la vera anima degli Oneida?
Mi piace quello che dici di “Rated O” ma non sono sicuro di avere una risposta alla tua domanda. La nostra musica è la più accurata ed efficace espressione della nostra “vera anima”.

Come è cambiato il vostro modo di ascoltare musica da quando vi siete resi conto di essere capaci di metabolizzare qualsiasi genere donandogli la vostra impronta stilistica? Da quali ascolti del passato deriva questa capacità che ha reso gli Oneida quasi unici nel loro genere?
Cerco di non essere troppo cosciente quando ascolto musica. Anche da ascoltatore seguo il più possibile ispirazione, caso e ovviamente istinto. Ascolto praticamente di tutto. In questo momento, impilati a fianco del giradischi in ordine sparso si trovano: Mekons, James Brown, Neil Young, Skatalites, Fabulous Diamonds, Wild Tchoupitoulas, Hank Thompson, “Ghetto Hot” dancehall comp, Lloyd Price, Sam Cooke, Trans Am.

Come è andato il tour in questi 4 anni? Adesso che la trilogia ha preso forma, pensate sia possibile presentarla integralmente al pubblico? (Se sì, avvertitemi che chiedo qualche giorno di ferie… eheheh)
Abbiamo fatto una presentazione live del trittico “Thank Your Parents” a giugno 2011, per l’uscita di “Absolute II”. Abbiamo suonato “Preteen Weaponry” e “Rated O” interamente il venerdì sera (uno spettacolo di 4 ore), abbiamo proseguito con 10 ore di improvvisazione il sabato fino a notte fonda, terminando con una performance dal vivo di “Absolute II” all’alba (5 del mattino) della domenica. Abbiamo poi offerto la colazione a tutte le persone che hanno assistito allo spettacolo. È stato uno show monumentale, di cui sono molto fiero. Non credo però che lo rifaremo a breve.

La domanda alla quale forse nemmeno voi ora saprete rispondere è anche quella che più ci incuriosisce; cosa dovremmo aspettarci ora dagli Oneida?
Difatti non ho una risposta purtroppo. Ti posso dire però che abbiamo registrato molto materiale e stiamo lavorando molto. Quando il nostro nuovo studio sarà pienamente funzionale (all’inizio del 2012) continueremo a lavorare e tireremo le somme di quello che abbiamo ottenuto a livello di gruppo. Prenderemo dopodiché decisioni in merito e attraverseremo un ciclo rigorosamente autoanalitico. Fino ad allora però proseguiremo a creare/produrre senza nessun pregiudizio alcuno.

Penso alla provocazione nei quindici minuti di “Sheets of Easter” che apriva “Each One Teach One”. Perchè l’ossessività vi affascina? Oggi è ancora così o la musica degli Oneida si sta trasformando in qualcosa che sta scappando anche al vostro controllo?
Non la vedo come una provocazione, direi certamente che quello che ci guida è fuori dal nostro controllo. Per me quella canzone è solo un gran pezzo di rock ‘n’ roll anche se inusuale. Non abbiamo mai tentato di inneggiare all’aggressività e all’alienazione; per noi suonare quel pezzo è espressione di energia. Il rock secondo me non avrebbe bisogno di canoni e di controllo.

Ultima domanda. Stiamo spesso organizzando con amici dei listening party, feste nelle quali l’ascolto di un disco è al centro della serata, il rito di ascoltare un album dall’inizio alla fine e poi commentare e godere appieno, in compagnia, della musica in questione. Quale album vostro ci consigliate per rendere la festa speciale?
Facile. Il trittico “Thank Your Parents” per intero. Non ci sono molte persone che l’hanno ascoltato dall’inizio alla fine in una volta sola, ed è ‘ parecchio intenso. Lo consiglio vivamente.

(Traduzione a cura di Claudia Belingheri)

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