Ribadisco qui il mio personale convincimento – più volte espresso e non necessariamente condivisibile: è questione di opinioni ma anche di apertura verso il grande e composito calderone della musica – che l’Italia non è terra di Rock, la musica di Elvis & Co. con tutti i suoi derivati dell’ultimo mezzo secolo non ci appartiene culturalmente; sul nostro territorio si muovono realtà musicali o (il che dovrebbe far riflettere) latitano suggestioni e stimoli inespressi che potrebbero per davvero costituire, attraverso il filtro della contaminazione dei generi nobili, un bagaglio culturale da esibire all’estero sui mercati internazionali. Sono queste considerazioni che faccio dopo aver ascoltato l’ottimo disco di Enrico Blatti, “Espresso 443”. Blatti, romano 42enne, molteplici diplomi in carniere (Clarinetto, Composizione e Strumentazione per Banda, Direzione d’Orchestra e Musica Corale, Direzione di Coro) e una vocazione jazzistica si è spesso distinto non solo come strumentista ma anche come compositore ed arrangiatore per brani altrui (Richard Galliano, Lee Konitz, Amji Stewart, Marcelo Nisinman) e collaboratore ai progetti di numerosi ensemble fuori e dentro il nostro Paese, è uno di quei giovani musicisti dal talento e preparazione multiformi sui quali puntare tutte le nostre attenzioni. Ha una spiccata, raffinata e naturale predisposizione nei confronti della musica latino americana, e popolare più in generale, che prova ad introdurre e contaminare in tutte le sue espressioni artistiche. Il nuovo disco – elegantemente approntato da Egea con copertina cartonata e libretto patinato di 24 pagine all’interno – è un coacervo musicale d’alto lignaggio che non necessariamente deve essere ingabbiato in generi predefiniti ma che, se preferite, potreste derubricare alla voce ‘World’ (o ‘neo World’) senza timore di sbagliare. Vi si respirano sapori jazz suadenti, ritmi latini, un omaggio a Nino Rota, un abbrivio etnico, spunti che rimandano ad Astor Piazzolla e al Tango, il gusto per l’improvvisazione, sonorità bandistiche evocative dei Balcani, ma il tutto mantenendo ben agganciata la propria ricerca musicale alle solide rive del Mediterraneo. Contaminare la propria musica senza allontanarsi mai dai riferimenti culturali che la propria area d’origine profonde a piene mani; questo il messaggio e l’insegnamento che si può cogliere nella proposta musicale di Blatti e di tanti altri ‘oscuri’ musicisti di ‘retrovia’ come lui. E i termini ‘oscuri’ e ‘retrovia’ non suonino come diminutivi ma esprimano tutta la difficoltà che tante volte si incontra per ‘educare’ la sensibilità cognitiva dei fruitori finali. Ascoltate le sonorità coinvolgenti che si sprigionano da “Taranta” e “InterRail“, la dolce e lirica bellezza di “Rossy’s Theme” e “Ninna Nanna”, il folkloristico candore e l’estrazione classica di Enrico di “Tano del Sud“. Ad assistere Blatti nel suo progetto troviamo ospiti di spicco quali Piero Tonolo (al sax soprano), Gabriele Mirabassi (al clarinetto) e Mario Stefano Piedrodarchi (all’accordion) oltre a Ettore Pellegrino (violino), Maurizio Luciani (contrabbasso), Elena Trovato (arpa), Pietro Pompeo (percussioni), che garantiscono intrecci strumentali d’indubbio impatto. Un disco affascinante che promette di conquistarvi sempre più a ogni nuovo ascolto. (Luigi Lozzi)
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