Se si decide di recuperare un certo tipo di musica significa essere mossi da un genuino interesse per le radici della musica popolare a qualsiasi latitudine questa sia stata concepita e realizzata; una pratica che va approfondita con gli strumenti (le “compilation” in CD) messi a disposizione dal lavoro accorto, certosino e lungimirante di alcune illuminate etichette indipendente. È il caso di Slinger Francisco, meglio conosciuto con il nomignolo di Mighty Sparrow (lo scorso anno ha festeggiato il 75° compleanno, è noto a molti anche come “The Birdie“ e ha registrato in carriera oltre 300 album), da tutti indicato come il “Calypso King of the World”, una delle figure storiche prominenti della scena caraibica, e del calypso in particolare, giunto a capo di una carriera più che cinquantennale. Il genere, nato a Trinidad agli inizi del ‘900, appartiene alla cultura afroamericana del gruppo di isole disseminate tra Florida e America del Sud ed è stato adottato quale sintomatico simbolo politico atto a celebrare l’abolizione della schiavitù del 1834. Il successo commerciale si deve a Harry Belafonte che nel ’56 lo fece conoscere in tutto il mondo grazie al brano “Banana Boat Song” anche se già durante i ’50 un emigrato di Trinidad, Lord Kitchener, aveva dato una certa popolarità al calypso in Gran Bretagna. Qualcuno ha scritto che il peso culturale di Mighty Sparrow è almeno pari a quello di un Fela Kuti in Nigeria o di una Miriam Makeba in Sudafrica. Ispirandosi alla prima generazione di interpreti del calypso (Lord Christo, Lord Invader e Mighty Spoiler) e influenzato dai complessi vocali statunitensi, dai grandi crooner come Nat King Cole, Frankie Laine e Frank Sinatra, e dalle interpreti jazz quali Sarah Vaughan e Ella Fitzgerald, dopo un primo hit (“Jean And Dinah”) che egli aveva solo vent’anni, già alla fine dei ’50 era pronto per trasformarsi in artista di spicco. Questa raccolta retrospettiva si concentra sugli anni più creativi dell’artista il cui nome gli è stato affibbiato dai suoi pari ad esprimere lo stile musicale particolare: Mighty Sparrow (“passerotto imponente”) a indicare il modo veemente e sopra le righe di agitarsi nelle sue performance, assai simile a quello riconoscibile di James Brown. Questa è una compilation retrospettiva di rare groove e di prelibatezze musicali tropicali cui mette ordine la Strut Records, da qualche tempo specializzatasi in questo tipo di pubblicazioni. È raccolta (che si affianca ad analoghi progetti della Strut relativi a Afro-funk) quanto mai esaustiva su un gigante qual è stato Mighty Sparrow che va a coprire tutto il repertorio essenziale che l’artista ha inciso nel periodo tra il 1962 e il 1974. Assieme ad alcuni classici come “Calypso Boogaloo” e “Jook For Jook”, e ritmi afro-sincopati, troviamo brani sovente impregnati di connotazioni politiche e sociali, d’irriverenza verso l’ordine precostituito, sugli stenti economici delle famiglie meno abbienti (“Ah Diggin’ Horrors”), sulla schiavitù (“The Slave”), perfino sulla crisi missilistica della Baia dei Porci (“Kennedy And Kruschev”). Molte delle canzoni incluse assumono un valore imprescindibile se si vuol fare il punto sulla situazione odierna di questo genere. Diversi i duetti che Sparrow si concede: assieme al leggendario Lord Melody in “Picong Duel”, un brano che col senno di poi sembra essere un precursore dell’hip hop, con Byron Lee in una singolare cadenzata cover dello standard di Otis Redding “Try A Little Tenderness”. Troviamo poi perfino performance dal vivo risalenti a fine ’60 e ad un concerto a Brooklyn dei ’70 assieme all’esplosiva dinamicità del suo combo, i Troubadours. (Luigi Lozzi)
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