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Nick Cave and The Bad Seeds – The Firstborn Is Dead (1985)

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Il sinistro fragore di un temporale introduce al secondo album di Nick Cave. Un tuono che esplode spaccando l’aria e lo scrosciare della pioggia che copre l’eco di quella frusta divina lasciano la scena al battito opprimente della batteria di Mick Harvey e del basso di Barry Adamson che vengono raggiunti in corsa dalla chitarra di Blixa Bargeld mentre Nick Cave canta la sua dannata ode al Dio di Tupelo. I Re Magi sono venuti dall’ Inferno per inginocchiarsi davanti al giaciglio che accoglie la nascita di Elvis mentre la città è coperta da una pioggia nera che ingrossa il letto del Mississippi. Mentre portano riverenze e doni a Elvis, preparano una piccola fossa per accogliere le ossa del suo gemello Jesse Garon, il primogenito nato morto. Tupelo ci introduce sotto orribili presagi nel mondo nero di Mr. Nick Cave e dei suoi semi cattivi con uno dei migliori numeri del loro breviario, accompagnata su singolo dal country-horror di The Six Strings That Drew Blood trafugata dal tardo repertorio dei Birthday Party, con uno spettacolare lavoro delle chitarre di Harvey e Bargeld. Altro pezzo micidiale è Train Long-Suffering tutta giocata sul call and response del blues del Sud ma suonata a velocità folle. Un treno di dolore e sofferenza che corre sui binari dell’America, destinazione infelicità. Fortemente intrisa di blues rurale è Black Crow King mentre tutta giocata sulla chitarra di Mick Harvey è la Say goodbye to the Little Girl Tree che tocca il tema dell’amore omicida tanto caro a Cave. Interamente opera di Nick è la drammatica Knockin’ on Joe che apre con il lamento di un condannato a morte la seconda facciata dell’ album. Pelle d’oca. Nick ci fa sedere dalla parte del torto, senza usare altre armi se non le parole scandite dalla sua voce melodrammatica e le note calanti del suo piano. Wanted Man, scritta da Dylan, torna ai ritmi incalzanti di Tupelo e Train Long-Suffering immaginando la fuga per tutti gli Stati dell’Unione di un fuorilegge in fuga dal mondo intero e, soprattutto, da Dio. Per ogni Re del rock ‘n’ roll che arriva, c’è un Re del blues che muore e così, se l’apertura del disco annunciava una nascita, il finale si chiude con la descrizione di una dipartita. Il ritmo rallenta fino a simulare l’arresto dello stesso alito vitale. Il macchinista mette i suoi ultimi cocci di carbone dentro la caldaia, finchè il treno rallenta e con lo stridore metallico di un’armonica a bocca si ferma all’ultima stazione deponendo sul marciapiede il corpo senza vita di Blind Lemon Jefferson. La luce della stella cometa si spegne come la fiamma di una candela sulla grotta di Tupelo. Il Mississippi raccoglie le sue acque per poterle versare come lacrime su una lapide. Il temporale va a rovinare i sogni di qualche altro bambino più in là, trascinando le sue nuvole nere con gran strepitio di tuoni. Effetti speciali sputati a sfregio su queste vite destinate a non vedere la luce del sole. (Franco Dimauro)

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