Un anno è passato e ancora riecheggiano nelle orecchie le note di un rock che non è per nulla defunto. Evoluto, liberato e vissuto in maniera diversa, quello sì. Ma non ancora pronto a essere seppellito e dimenticato. Ha ragione però chi afferma che il sensazionalismo del passato oggi è diventato intimismo. Godiamoci quindi la nostra musica che appartiene solo a noi stessi; cerchiamo però di diffonderla, di liberarla nell’aria e di esprimere i nostri sentimenti attraverso essa. Solo così ci saranno nuove, piccole rivoluzioni. Il passato insegna che il rock è morto per colpa di chi lo ha trasformato in buisness; diamo quindi meno attenzione al fruscio dei soldi (lo dicevano anche i Pink Floyd, ricordate?) e ascoltiamo l’infrangersi di un mare verticale (non è Paolo Benvegnù voce intima e poetica che ci rassicura?) sugli scogli della nostra anima “indipendente”. Per il sottoscritto la musica è ancora vitale, importante e non necessariamente revivalistica; ci si rifugia spesso nel passato per riesumare le famose certezze, è però il guardare avanti che ci fa navigare in questo mare di melma con maggiore sicurezza. (Nicola Guerra)
Tra il serio e il faceto, l’intervento di “Mimmo Rocker” circa “Il rock è morto?”
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