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The Damned – Damned Damned Damned (1977)

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Il 18 febbraio del 1977 la vagina del punk inglese si apre per il suo primo parto. Dietro la porta della sala parto dei Pathway Studios c’è un mucchio di gente che passeggia impaziente. Musicisti, squilibrati, teppisti, parenti, giornalisti, barboni, sgualdrine. C’è pure la mamma di Brian James, venuta a fare a suo figlio gli auguri per il suo compleanno. Ventiduenne e papà lo stesso giorno. L’ostetrica dà qualche pacca sulla schiena del neonato perché emetta il suo primo vagito. E il bimbo piange. Strepita e piange. Scalcia e piange. Dannato bambino. Tre volte dannato. Dal corridoio affollato giunge un urlo di giubilo. Qualcuno telefona dal telefono di reparto. Forse qualcuno si abbraccia. Qualcuno sicuramente sputa. Qualcun altro ha portato una crostata per festeggiare. Non appena Brian, Dave, Raymond e Rat aprono la porta per annunciare che tutto è andato come previsto, qualcuno la lancia sulla faccia di Raymond, il più sensibile dei quattro. Lui ride, senza togliersi gli occhiali. Gli altri non trovano di meglio che leccare e impiastricciarsi faccia e capelli in quella colata di zucchero grasso e iperproteico. C’è confusione e gioia nel reparto. Qualcuno scatta qualche foto, ma alla fine nell’album fotografico, chissà come, ci finisce qualche foto sbagliata. Come quella con Eddie and The Hot Rods che si divertono a fare i coniglietti. Damned Damned Damned è il disco che i Damned non riusciranno più a replicare. Un disco che appena lo stappi ti sommerge con la schiuma effervescente di Neat Neat Neat e se lo rigiri fa anche peggio sputandoti addosso lo schizzo gassato di New Rose. Un disco illuminato da piccole torce decadenti come Fan Club, Feel the pain, Born to kill o 1 of the 2 e armato di proiettili come See her tonight o Stab your back. Un disco ricco di promesse disattese. I Damned avranno altri figli, anche in età senile. Ma nessuno, proprio nessuno, sarà altrettanto bello e dannato come il loro primo. Out of my mind on Saturday night 1977 baby is rollin’ in sight. (Franco Dimauro)

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