Il 1992 si apre con Congregation. Esce a gennaio ed è la prima cosa che ti abbraccia, dopo gli abbracci falsamente cordiali del cenone di fine anno. Per noi che avevamo gustato l’abbraccio di Green Mind dei Dinosaur Jr. era come tornare nel grembo materno. Un’immagine certamente amplificata dalla bellissima copertina ma del tutto coerente con la sensazione trasmessa dal disco. Una donna nera che abbraccia un bambino bianco su un drappo rosso. Un bambino. Ancora una volta. Spesi ore a cercare di capire se fosse lo stesso raffigurato nella piscina di Nevermind mentre la mia ragazza pensava volessi solo guardare i capezzoli della bella amazzone nera. Litigammo probabilmente. Ma allora si litigava sempre. E non me ne importò più di tanto. Rimasi nella mia stanza e misi il potenziometro del mio stereo al volume che il disco meritava. Il necessario perché quelle chitarre sporcate di letame Hüsker Dü, di muco Soul Asylum e di catarro Dinosaur Jr. saturassero l’ aria fino a renderla pronta ad esplodere. Se qualcuno avesse aperto la porta durante Conjure Me (uno dei dieci pezzi definitivi del decennio, NdLYS) o la cover di The Temple ci saremmo rimasti secchi. Spappolati in mille pezzi di carne. Chi lo comprò sviato dalle recensioni scritte con la carta carbone che parlavano di musica soul restò deluso. Un po’ meno chi lo acquistò come alternativa credibile e altrettanto chiassosa al grunge imperante. Ah, ovviamente al ventesimo secondo di Conjure Me la mia ragazza aprì la porta per insultarmi. I smell your blood, my love, but i can’t taste it yet… (Franco Dimauro)
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