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The Adverts – Crossing the Red Sea with The Adverts (1978)

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L’Inghilterra del 1977 è piena di adolescenti annoiati. Alcuni però sono più annoiati di altri. Come Tim Smith che, pure se anagraficamente non è più un vero teenager, ha le balle piene del vecchiume imperante e quando passa davanti Buckingham Palace non si scorda mai di sputare per terra. Quando arriva a Londra dalla nativa Bideford si accompagna già con una bella figa di nome Gaye Black che in tanti gli insidiano, prima e dopo il matrimonio, compresi Joey Ramone e Lemmy dei Motorhead. Giubbotto di pelle cucito addosso, trucco dark, sguardo torvo, collare borchiato, Gaye “Advert” diventa il prototipo della ragazzina punk che non sa cosa vuole ma sa bene dove trovarlo. Nella capitale reclutano Howard Boak e Laurie Muscat e mettono su una “band da un solo accordo”, come loro stessi si proclamano sul singolo di debutto che, meno di un anno dopo, aprirà anche la scaletta del loro primo long playing. Un disco che, in una scena che ha già bruciato l’anno prima gli esordi di Damned, Clash e Sex Pistols, è il più bell’album punk del 1978. Dentro ci sono One Chord Wonders, Bored Teenagers, New Church, No time to be 21, Safety in numbers, Great British Mistake e (solo per la versione americana dell’album) Gary Gilmore‘s Eyes. Come dire, se sei sopravvissuto al ’77, forse hai le ossa abbastanza dure per altre mazzate e non storcerai il naso davanti a due accordi sbagliati su un totale di tre. Perché forse hai capito che la storia possiamo farla tutti e che domani i tuoi figli potranno suonare uno strumento senza stare chiuso in un conservatorio a solfeggiare come un bambino autistico. Anche grazie a quattro cessi senza futuro come gli Adverts. La Fire ristampa nel 2002 Crossing the red sea con scaletta allungata a 25 pezzi (sei pezzi dai singoli + altrettanti registrati barbaramente dal vivo in un Roundhouse gremito di skinhead in aggiunta alla scaletta completa del disco, NdLYS) e note redatte dal “solito” Dave Thompson e da T.V. Smith in persona, per le poche centinaia di coglioni che si fanno ancora catturare da dischi di cui non frega ormai niente a nessuno. (Franco Dimauro)

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