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Thee Jones Bones – Stones of Revolution – 2012

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Non ricordo dove ma da qualche parte ho letto che se dopo trenta secondi non sei catturato da un disco tanto vale toglierlo dal lettore. Già, chi ben inizia è a metà dell’opera e mentre premo play aspettando ritmo e volume, basta un nulla perché le inattese trame acustiche dell’opener Free mi spediscano in serena meditazione nella fattoria della mia immaginazione; la prateria che la circonda è appena agitata da arpeggi delicati e un arrangiamento intimista, in crescendo, è così che quei trenta secondi diventano sette minuti senza fatica alcuna. Come se Thee Jones Bones trovino gustoso farti abbassare la guardia prima di assestare il colpo del ko, l’introduzione non è che un’esca che nasconde un amo coinvolgente, fatto di volume e sferzate rock’n’roll, una tripletta micidiale inaugurata egregiamente dall’anfetaminica Alright for you. Con Stones of Revolution i bresciani giungono al traguardo del quarto disco e lo fanno spogliando di orpelli una struttura che diventa essenziale e che attinge linfa da radici inestinguibili, i chiari echi e rimandi alla sfrontatezza stonesiana o all’impatto zeppeliniano non tradiscono in tal senso. Il lavoro, nato tra le mura del “Rumore Bianco Studio” di Esine tra la fine del 2011 e lo scorso febbraio, ha visto il frontman Screaming Luke Duke dividersi tra i diversi ruoli di cantante, musicista, arrangiatore e co-produttore e l’accoppiata dietro il mixer con Piero Villa riesce nell’intento di infondere tratti viziosi e per niente edulcorati alle varie composizioni che, pur non discostandosi da coordinate gennuinamente “classic”, lasciano sempre una buona sensazione. Quando sulle note dell’energica Woody’s walk, rispettoso omaggio a “Rocket” Ronnie Wood, scorrono i titoli di coda, tra fiati e slide guitar si fa prepotente il retrogusto salubre e piacevole della “prova 30 secondi” ampiamente superata; questo disco tornerà nel mio lettore. “Suonare rock significa essere onesti con se stessi e con gli altri e portare rispetto per chi ci circonda e per tutto ciò che c’è stato. È anche il nostro modo di vedere la musica: senza rispettarla non ha senso nemmeno pensarci!” è l’orgoglioso credo dei Thee Jones Bones, perché non dargli retta? (Manuel Fiorelli)

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