Sarà che Questo è il mare e che al mare, prima o poi, si ritorna. Sarà che poi diventa pure un po’ casa tua, il posto dove si canta di te. Ma This is the sea è uno di quei luoghi in cui spesso torno a poggiare la testa, sapendo che troverò l’abbraccio che altrove mi è negato. E che importa se a darmelo è un ragazzone scozzese che non conosco e non l’amico da cui te lo aspettavi? Il ragazzone è Mike Scott, scozzese di Edimburgo e non irlandese come crede quel mio amico secondo cui “quando vedo la foto di qualcuno seduto su uno scoglio con l’oceano attorno, nessuno può convincermi che non sia irlandese”. In Irlanda, a Dublino con precisione, Mike si trasferirà veramente nel 1986, proprio dopo la pubblicazione del maestoso This is the sea. L’Irlanda ricambierà dedicandogli l’omonimo film di Mary McGuckian cinque anni dopo. Sulla copertina, in uno scatto di Lynn Goldsmith che ricorda le pose scelte per Patti Smith, Mike addobba il suo cuore con una piuma, come un bersagliere senza più bersaglio. Uno che a furia di correre non ricorda più nemmeno per cosa. Un Forrest Gump che racconta la sua storia per chi ha dieci minuti per ascoltarlo, tra l’arrivo di un pullman e quello successivo. Io di tanto in tanto mi fermo su quella panchina, anche se non ho più nessun autobus da attendere, perché i miei sono tutti passati. Anche se non intendo andare in nessun altro posto che non sia quello raccontato da Mike “Forrest Gump” Scott dentro queste nove canzoni. Politica, religione, amore. Il Dio Pan e la Lady di Ferro braccio a braccio, mentre la Vecchia Inghilterra muore. Il ragazzo seduto sullo scoglio si immerge nel grande mare di Scozia e ne viene fuori stringendo in mano una conchiglia come This is the sea dove riecheggia il suono di tutto il mare del Nord. Il piccolo uomo scozzese corre per i verdi campi della sua terra e intona un grido di guerra chiamato Be My Enemy: Bob Dylan in fuga tra le foreste di Scozia inseguito dal passo veloce dei Motorhead. Mick il Marinaio si tuffa nella corrente per vedere salire i salmoni e riemerge con l’inno all’amore di Trumpets. Poi si distende sul verde scintillante della sua terra ad ascoltare i passi docili dei fauni mentre sussurra The Pan Within, col dito dipinge un arcobaleno nel cielo finchè l’ indaco e il rosso non gocciolano a terra formando una pozzanghera color cremisi. E’ questo il mare, vero Sig. Scott? (Franco Dimauro)
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