La Toscana, negli anni Ottanta, è un ecosistema di menti ed energie che gravitano intorno alla musica giovane. Tutta. New wave, elettronica, punk, hardocore. E, ovviamente, garage e psichedelia. A Pisa il big bang psichedelico aveva generato gli Useless Boys, la stella lisergica da cui poi sarebbero nati i nomi imprescindibili del retro-rock pisano: Birdmen of Alkatraz, Steeple Jack, Liars. Band dalle radici profonde nel rock americano, californiano in particolare, dal suono articolato e dai rami intrecciati l’un l’altra. L’esordio della band di Alessandro Ansani è del 1985, con la demotape 86 Tears, ovvio riferimento al celebre brano di ? and The Mysterians con i quali però il gruppo pisano ha davvero poco a che spartire. I dieci brani della demo sono piuttosto vicini alla psichedelia di moderne band post-punk come Icicle Works, Times, Jasmine Minks, Royal Family and The Poor, Weather Prophets, Desperate Bycicle, un suono (si ascolti A dream within a dream) non ancora totalmente emancipato dalle ombre oppressive della new wave ma che ha sapori e odori fortemente sixties. Odori e sapori che diventano più forti sul mini album di debutto registrato un anno dopo e pubblicato da Supporti Fonografici che mostra però forti lacune in termini di produzione del suono, soprattutto per quanto riguarda il suono della batteria, un po’ troppo feroce anche per i climi surriscaldati di alcuni brani (la cover di Squeeze Her, Tease Her, She’s alright e la ripresa di The Lady Knew). Il capolavoro vero arriva però dopo che Alessandro si riabbraccia fraternamente con Daniele Caputo e lo chiama a sostituire Andrea Cecchi alla batteria. Daniele è un fuoriclasse che può garantire il salto di qualità per i Liars. E il salto ha un titolo: Mindscrewer. Pubblicato per una piccola label di Brescia, il primo vero album dei Liars è uno dei gioielli della neopsichedelia italiana, la scelta delle cover è per niente ovvia e il suono si è inasprito diventando acido e potente. L’alternarsi delle tre voci al microfono principale rende inoltre la scaletta ulteriormente variegata. Stavolta il gruppo ha più di quindici giorni per lavorare in studio e sviluppare i pezzi, anche se in molti casi non è neppure necessario registrare più di una take. Jean-Luc Stote investe sul gruppo (un po’ meno sulla tipografia, visto che dalla scaletta del disco viene omessa una delle tracce migliori del disco tutto, NdLYS) e ne viene ampiamente ripagato con un album ricco di canzoni splendidamente ammantate di psichedelia, folk e proto-hard come Tulips of heaven, It gets wasted, Dumb Generation, She‘s crumblin’ down e la fantastica cover di Bubble Gum di quel matto di Kim Fowley. La band gira buona parte dell’ Europa aprendo per bands come Fuzztones, Chesterfield Kings, Jesus & Mary Chain e Prime Movers. E’ dopo un mini-tour in terra di Germania assieme a questi ultimi che la Unique Records li invita a registrare un 7”. Daniele ha a quel punto lasciato pelli e bacchette in mano a Fabio Galeazzi che ha un suono meno fantasioso ma pesta come un pugile. E’ per questo, ma non solo (si ascolti la chitarra di Pier Paolo su Flashin’) che i tre pezzi del singolo (il recupero della vecchissima Cold Girl più la cover di Satisfaction Guaranteed dei Mourning Reign sporcata di wah wah fanno compagnia a Flashin’) risultano più esplosivi che mai. Il suono della band sta in realtà rapidamente perdendo i legami con l’ acid-rock per allinearsi verso un rock ‘n roll più stradaiolo, come testimoniano i tre inediti dello stesso periodo che vengono inclusi in questa doppia collezione che raccoglie tutto quanto fatto dai Liars dal 1986 al 1990. Da allora sono passati ventidue anni. Ma la storia dei Liars non si è mai fermata del tutto. Anche se nessuno di loro ha più scritto qualcosa che valga quanto Tulips of Heaven o She‘s crumbling down. Ma sono certo che loro vi diranno di sì. Bugiardi. (Franco Dimauro)
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