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Christian Death – Only Theatre of Pain (1982)

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Rozz Williams è il Conte Dracula di Los Angeles. Un’anima nera e dannata che si muove all’ombra delle grandi palme, quando il sole ha smesso di illuminare la spuma dell’Oceano e le grandi spiagge californiane. Un vampiro bambino che si aggira per la città attendendo che il beach-punk anneghi tra le onde del Pacifico. E il beach-punk, con i suoi surf, i suoi ombrelloni, i suoi bikini e le sue spremute di vitamina, annega. E’ il 1982. E il principe va a truccarsi. Nei camerini del Teatro della Paura, pensando a Christian Dior. Quando esce sul palcoscenico, accanto a lui ci sono Rikk Agnew (naufrago del vascello Adolescents), James McGearty e George Belanger. Bianchissimi. Vuoti di ogni molecola di melanina. Dimenticati da un sole californiano troppo impegnato ad abbronzare i seni sempre più prosperosi delle Valley girls che appiccicano le chewing gum sule panchine assolate della San Fernando Valley. I Christian Death portano in scena il loro spettacolo deforme e raccapricciante, evocando uno scenario surreale e blasfemo che è già apologia della morte e abbandono assoluto al suo fascino, invocazione della sua venuta, abbraccio satanico, desiderio masochista. La musica di Only Theatre of Pain è un incessante rantolo di dolore, uno spasimo angoscioso che si crogiola nel suo malessere, contorcendosi e compiacendosi del suo stesso incubo. Rozz Williams è l’interprete perfetto di questa accidia divoratrice che è la musica dei Christian Death: dai suoi sermoni necrofili e tombali non trapela nessuna emozione, nessuna catarsi. La sua recitazione, che ha davvero poco a che fare col canto, è un vertiginoso, annichilente sudario di sofferenza, una voragine che ha inghiottito ogni gioia trasformandola in un macabro e spettrale alito che odora di morte. Sotto, le chitarre di Agnew finalmente libere dall’impaccio punk, creano un’ insidiosa ragnatela di scrosci catacombali e metallici incorniciati dalla ritmica purulenta degli altri due anime della notte. Only Theatre of Pain col suo gorgoglio di budella metalliche e la sua estetica del disgusto definisce i canoni del gotico americano. Il Marylin Manson che voi tutti conoscete era già stato inventato. (Franco Dimauro)


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