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Hans Theessink & Terry Evans – Delta Time (2012)

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Ricomporre il percorso artistico di Terry Evans non è complicato ma mortifica il suo reale valore: attivo fin dai Settanta, pochissimi album solisti, un paio in coppia con Bobby King (vocalist per Springsteen all’indomani dello scioglimento della E-Street Band) sui sentieri Stax e soul-blues più in generale, spesso turnista per Ry Cooder e tanti altri artisti di pregio (Marvin Gaye, John Lee Hooker, John Fogerty), ha un eccellente tocco chitarristico ma ancor più una magnifica e dinamica impostazione vocale bluesy. Ma forse gli manca la personalità per assumersi in prima persona la responsabilità di un progetto solista. Proprio Ry Cooder però, con il quale Evans ha collaborato per gran parte dei gioielli dei ’70 e ’80, ha sempre ritenuto potesse essere un eccellente front-man. Hans Theessink, dall’altra parte, è un olandese di base a Vienna del tutto votato alla musica blues da questa parte dell’Oceano e senza apparire assolutamente peregrino in una carriera lunga 4 decenni e 25 album all’attivo. Si era messo in evidenza lo scorso anno con un brano (“When the Man Comes Around”) che ne aveva accresciuto la considerazione presso gli appassionati. “Delta Time” è un disco realizzato apparentemente in sordina, ma che se fosse uscito per esempio ai tempi di “Paradise and Lunch” di Cooder, del ’74, avrebbe fatto gridare al capolavoro! Da qualche tempo Evans ha trovato la complicità di Hans Theessink, almeno da quando insieme hanno inciso nel 2008 “Vision”, cui questo “Delta Time” è la naturale continuazione; laddove il duo acustico ha preso la decisione di reinterpretare un ‘bunch’ di brani amati in passato, più alcuni scritti da Theessink: Blues, Gospel e Soul (in area Delta del Mississippi) senza tempo vengono plasmati tra le mani della coppia facendo leva esclusivamente sulle loro abilità vocali e chitarristiche, con una sintonia perfetta in cui ognuno dei due elementi mette in risalto le qualità della propria controparte. Vocalmente, poi il contraltare alla voce calda di Terry è costituito dalla morbidezza di quella di Hans. Un lavoro semplice e genuino ma di affascinante amalgama, condotto sui binari di una naturale unità d’intenti. Un tranquillo incedere lungo territori a lungo battuti, un magnifico fluire sonoro dai ritmi calmi, pacati e confortevoli, che diventa contagioso e reciproco coinvolgimento, tanto è il rispetto che i due si portano l’un l’altro. Ry Cooder poi, fors’anche per fraterna amicizia con Evans, e certamente non per esigenze economiche, regala il suo contributo in 3 brani (“Blues Stay Away From Me”, “How Come People Act Like That” e “Shelter From the Storm”); nulla di rilevante se non il desiderio di sottolineare la sua complicità con i due protagonisti e dare la sensazione in chi lo ascolta di (ri)trovarsi alle prese con una di quelle ‘pacificate’ colonne sonore che Cooder ci aveva regalato negli ’80. Proprio in una di queste, “Crossroads” (“Mississippi Adventure” il titolo italiano del film di Walter Hill incentrato sulla vita di Robert Johnson; N.d.R.), Terry Evans aveva interpretato la parte vocale del brano di Ry “Down in Mississippi”. Il pezzo venne composto da JB Lenoir ed è diventato patrimonio classico dell’intera comunità di musicisti blues e qui è di nuovo eseguito magistralmente. Ai due titolari dell’album e all’ospite illustre Cooder, si aggiunge in diversi dei brani che compongono il disco il backing-vocal di Arnold McCuller e Willie Green Jr.: tutti e cinque sono raffigurati con semplicità (e nella loro essenzialità) sul retro di copertina. “Blues Stay Away From Me”, è un lento blues cantato a due voci con magnifiche armonie vocali dai due titolari ed è impreziosito dalla slide di Cooder; “How Come People Act Like That” è un classico brano dell’antico repertorio di Ry, vivace e gioioso, e sostenuto dall’incedere felice delle tre chitarre; “Shelter From the Storm”, è blues che si tinge di gospel, condotto dal fraseggio di Theessink (che ne è anche autore) ma il contributo di Cooder è straordinario. Per Ry è quasi un ritorno alle atmosfere del ’70, ogni volta – quelle volte – in cui interviene il suo tocco impreziosisce il tutto e basterebbe questo a lasciare l’ascoltatore soddisfatto. Theessink sembra aver preso lo stile di Cooder a modello della sua crescita e del suo pickin’ della slide guitar (ma anche per quel che concerne il banjo e il mandolino) tanto che “I Need Money” sembrerebbe uscita proprio dal capolavoro di CooderParadise and Lunch”. “The Birds and the Bees” è un hit di Jewel Aikens del ’65 e sembra una scelta bizzarra – rumorosa e sferragliante com’è – ma poi leggendo le note scritte da Hans all’interno del disco si scopre che Terry (come membro dei Turnarounds) vi aveva cantato (la sua prima volta su disco) nella registrazione originale che risale a quasi mezzo secolo fa. Ma al confronto con l’originale perde comunque la sfida, a differenza delle tante volte che Evans invece le cover le ha migliorate eccome. “Pouring Water On a Drownin’ Man” è un classico di James Carr trasformato in elegante e profonda ballata acustica dal suono R&B mentre “Honest I Do” di Jimmy Reed ha toni talmente cooderiani da sembrare frutto assoluto del suo talento. “Heaven’s Airplane” è un traditional che miscela caratteristiche distintive di country, blues e gospel. (Luigi Lozzi)


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