Il nostro report del concerto di Mark Lanegan all'Orion di Ciampino del 29 novembre 2012
Quella di ieri sera all’Orion di Ciampino (Roma) è stata la serata ideale per andare a vedere e, naturalmente, ad ascoltare dal vivo Mark Lanegan.
Pioggia a dirotto, buio pesto e sentimenti che si agitano tra la quiete e la tempesta. Un po’ come le canzoni dell’ex Screaming Trees che passano al setaccio blues, rock e psichedelia nel modo in cui soltanto lui, il nostro visionario, riesce a fare.
Lo fa cantando in maniera impassibile e senza concedere una smorfia, quasi statuario, dritto davanti all’asta del microfono, vestito di nero e con la sua folta chioma che gli scende sul viso.
Lo fa, però, con una voce profonda e cavernicola, ma soprattutto con la complicità di una formazione che, a dispetto del suo immobilismo, suona e si dimena come una vera e propria rock’n’roll band.
E l’effetto è devastante con un Lanegan che incanta e allo stesso tempo scuote le anime dei presenti con brani estratti sia dal suo vecchio repertorio (quali, per esempio, Resurrection Song e One Way Street del meraviglioso Field Songs del 2001 e Wedding Dress e One Hundred Days di Bubblegum del 2004) che dalla sua ultima fatica in studio, sto parlando di Blues Funeral, sicuramente una delle uscite discografiche più belle del 2012, da cui esegue pezzi inconfondibili come The Gravedigger’s Song e Tiny Grain of Truth.
Il risultato finale è un’ora e un quarto di concerto che seduce e ipnotizza il pubblico composto tanto da giovani indie quanto da vecchi rocker. Un locale gremito, accogliente e con un’acustica spettacolare.
Nulla da eccepire, insomma. E alla fine si torna a casa, di notte e sotto un cielo carico di pioggia. Eh sì, è stata davvero la serata ideale… (Luca D’Ambrosio)
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✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 30 Novembre 2012