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The Tryfles – S.T. (1986)

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I Tryfles si formano a New York nel 1984, nella più eccezionale stagione del sixties-revival della metropoli americana. La scena è quella che gira attorno al Dive e alla Midnight Records di JD Martignon. C’è un fermento incredibile in città anche se i nomi che sono parte attiva della scena non sono che poche decine. Uno di questi è quello di John Fay, compagno di scuola di Elan Portnoy e Jordan Tarlow. Assieme a loro e al fratello di Elan, Orin Portnoy, Fay mette in piedi la sua prima band. Il repertorio è farcito delle solite cover rubate alle compilation che proprio grazie al negozio di Martignon stanno facendo il giro della città: Pebbles, Nuggets, High in the Mid-Sixties. L’avventura tuttavia dura poco e la band si spappola. I fratelli Portnoy metteranno su i Twisted, Chandler e Tarlow i Frosted Flaykes. Tutti e quattro entreranno di lì a breve nella leggenda del garage punk americano con band come Optic Nerve, Fuzztones, Outta Place, Raunch Hands. Fay metterà invece su i Tryfles assieme a Peter Stuart Kohman, la bella Ellen Oneil (sostituita subito dopo il primo singolo da Celia Farber e finita quindi nelle Maneaters) e Lesya Karpilov. I rapporti tra la band e JD tuttavia non sono idilliaci e rimpalli di responsabilità tra la band e il produttore posticipano l’uscita del loro 45 giri e del loro unico album fino alla sua paradossale pubblicazione a band ormai sciolta. L’album si discosta dal classico suono garage punk che sta divorando la città spostandosi in direzione psichedelica e folk con intrecci di chitarre semiacustiche come quelle di In the end e pezzi dalla più marcata impronta beat ma orfana delle distorsioni strazianti che in quel periodo costituiscono l’archetipo della canzone garage, finendo per definire i canoni dell’ala morbida dell’area newyorkese che sarà poi sviluppata da Cheepskates, Absolute Grey e Headless Horsemen. Il disco ha dei numeri preziosi come Bitter Heart, Your Lies o When I see that guy ma soffre di un missaggio inadeguato che mostra un approccio ancora ingenuo alla materia trattata e fa dei Tryfles uno dei capolavori mancati della storia del neo-sixties americano. Finita quell’avventura troveremo Fay alle prese con un duro hard-rock nei Freaks, Stuart formerà gli Headless Horsemen prima di coronare il suo sogno di suonare tra le fila dei Chocolate Watchband, Celia diventerà invece una delle più famose giornaliste americane (Franco Dimauro)

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