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The Wheels – Road Block (1966)

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I Negrita?” strepita un mio amico prendendo in mano la copertina. “No, è la band di Isaac Hayes appena uscita dalla lavatrice, molla lì” faccio io. Però da quella sera, ogni volta che prendo in mano questa raccolta dei Wheels, non posso fare a meno di sorridere. Il merito, oltre che del mio amico, è della testa calva di Brian Rossi. Una pelata che, se fa sorridere oggi, pensate un po’ in piena epoca “capellona”. Nati come band da intrattenimento col nome di Golden Eagles, i Wheels diventeranno una delle più lucide e calde band di R ‘n B bianco dopo aver visto un incandescente concerto dei Downliners Sect nel marzo del 1964. Sarà lo stesso concerto che darà vita all’ altra formazione di punta del R ‘n B irlandese, i Them. Con il gruppo di Van Morrison i Wheels condivideranno il produttore (e all’occorrenza autore Tommy Scott) e parte del repertorio. Purtroppo non il successo, che per la band guidata da Rob Demick e dal pelatissimo Brian Rossi non varcherà mai i patri confini, almeno finchè la loro Road Block non verrà recuperata da Greg Shaw sul volume 6 delle sue Pebbles (e quindi dai Cynics) e la loro Bad Little Woman sparata a tutto volume durante lo storico primo tour europeo dei Fuzztones. Era il 1985 e Rudi Protrudi, invitato da Hans Kesteloo a scorazzare per tre mesi in lungo e in largo per il vecchio continente, era venuto a riportarci quello che ci era stato rubato molto tempo prima. Sei mesi dopo la sua uscita, la Bad Little Woman dei Wheels viene infatti depredata dagli Shadows of Knight, così come avevano fatto con la Gloria dei Them e spinta addirittura in Top 100. Ancora oggi tra gli allocchi che cianciano di musica, qualcuno più allocco degli altri pensa che sia un pezzo delle Ombre, piuttosto che dei Wheels. Al compiacimento iniziale, subentra lo sconforto per non aver percepito nessun diritto sul proprio pezzo e Rossi molla, rimpiazzato dal Eric Wrixon dei Them per il terzo e conclusivo singolo del gruppo irlandese con una modesta cover di Kicks sulla prima facciata e la Call my name di Tommy Scott sul retro. Tutta la loro storia, compresi gli inediti già apparsi sulla raccolta Belfast Beat Maritime Blues del ’97, è ora racchiusa qui, commentata da Jon Mills e con i “Negrita” in copertina. Cospargetevi il capo di cenere. (Franco Dimauro)

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