Il 4 marzo sarà pubblicato “Mirrors“, l’album d’esordio della band varesina We, The Modern Age! Formazione accomunata da una passione smodata per gli anni ‘90, i film pulp e gli hamburger, iniziano a suonare musica, dando sfogo alle proprie influenze, che vanno dal tradizionale pop inglese alle distorsioni calde dell alt-rock americano, non disdegnando né la furia melodica del primo emocore né le atmosfere sognanti del dream pop. Negli anni successivi suonano una cinquantina di concerti, aprendo – tra gli altri – i live di gruppi quali Telekinesis, Peter Kernel e A Classic Education. Nel 2011 esce il loro primo EP omonimo, contenente 5 brani e disponibile in download gratuito; nell’autunno 2012 il brano “The Cosmonaut” viene incluso nella compilation “Ten Years After. More Songs From The Lakes County”, che celebra i 10 anni di attività dell’etichetta Ghost Records. Sempre nello stesso autunno registrano l’album di esordio “Mirrors”, presso la Sauna Recording Studio di Varano Borghi (VA). Fondamentalmente è un discorso di freschezza. Non solo semplice freschezza, ma tanta onesta freschezza. E quando giochi con l’indie rock (pop? Dream? Alt? Divertitevi pure a trovare la definizione migliore), di qualità migliori fatichi a trovarne. I We, The Modern Age! stanno insieme da tre anni, fanno canzoni e usano la melodia come dovrebbe insegnarti Robert Pollard. In aggiunta, non disdegnano reiterare i suoni. Con gusto, roba nel caso parecchio importante, senza trascurare l’appiglio a certi sogni albionici miscelati all’impatto emozionale dell’altra parte dell’oceano. Il bello del discorso è la somma fra immediatezza e ricercata sporcizia. Mai eccessiva (non sarebbe nelle corde), eppure concreta, anche nel cantato che sa farsi mantra accessibile. Da urlare o sussurrare. Più urlare a dire il vero, ma sempre con una certa misura istintiva, sfruttando il mood caldo e le asperità non intransigenti. Ed allora si ritorna al concetto iniziale, quello di freschezza. Roba in teoria comune a tanti, ma nella realtà destinata a pochi. I We, The Modern Age!, a pelle, sono fra i pochi. Rinunciarvi sarebbe una cosa abbastanza triste. (Giuseppe Marmina / Ghost Records)
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