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Devo – Q: Are we not men? A: We are Devo! (1978)

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Tanto paradossali e folli ad inizio carriera quanto inoffensivi e irritanti con il passare degli anni, i Devo consegnano alla storia un unico capolavoro, il vero disco-manifesto della new-wave americana, nel 1978. I Devo sono il nuovo nel nuovo. Bizzarri, anticonformisti e avanguardistici, quando arrivano al debutto hanno già il mondo ai loro piedi. David Bowie si offre di lavorare alla produzione del loro disco, così come Iggy Pop. Ma alla fine a spuntarla è Brian Eno. Con pari accanimento le multinazionali del disco si offrono di pubblicare l’album: Island, Virgin e Warner Bros. fiutano l’affare Devo e cercano di spartirsi la torta. Musica impertinente e paranoica quella della doppia coppia di fratelli Casale e Mothersbaugh, evoluzione meccanica delle feroci sassaiole punk dei primi anni e critica radicale alle contraddizioni della società americana che Mark Mothersbaugh e Gerald Casale hanno vissuto in prima persona durante il massacro del 4 maggio (quello tratteggiato in tempo reale dalla storica Ohio di Crosby, Stills, Nash & Young) e che ora decidono di dipingere con le movenze robotiche e grottesche dell’uomo-macchina, del figlio mongoloide dell’ era post-atomica. Sintomatica e rivelatrice è la cover demolita di (I can’t get no) Satisfaction posta in sequenza alla smania compulsiva e onanistica di Uncontrollable Urge: l’ incapacità fisica e morale di accedere all’ appagamento di qualsivoglia desiderio ben descritta da Mick Jagger si sposa in maniera assoluta con la teatralità cinematica della versione dei Devo tanto da ispirare alla coniazione dello slogan “I Devo hanno scritto Satisfaction nel 1978. Gli Stones l’hanno copiata nel 1965”. Quello che i Devo mettono in scena è in realtà un cabaret post-nucleare che ha per protagonista l’Uomo Nuovo nato come sintesi e come antitesi alle teorie evolutive di Darwin, Lombroso e Freud e scivolato attraverso la follia antiparassitaria di Hitler e Lenin fino ad arrendersi alla supremazia genetica delle macchine che, demolendo i vincoli morali ed etici dell’ uomo divino, sono in grado di imporre un nuovo regime e di forgiare l’uomo-automa, lo Jocko Homo che è scivolato lungo la scala evolutiva fino a sprofondare alle origini della specie umana. La deformazione spastica e la cibernetica diventano i nuovi canoni della fisiognomica e del linguaggio adattativo moderno. È il futurismo-primitivo attuato secondo una formula perfettamente in bilico tra impulso e raziocinio, tra caos ancestrale e ordine matematico, tra istinti primari e sudditanza alle logiche consumistiche dell’industria seriale (lo storico Big Mac Attack su Too Much Paranoias). Q: Are we not men? A: We are Devo! è un disco capace di confondere le idee, di tirarsi addosso le ire di chi lo vorrebbe “solo” un album di punk moderno e schizoide e deve invece sopportare certi buffi scioglilingua da centro di riabilitazione logopedica e di farsi venerare come il Libretto Rosso della rivoluzione socio-culturale della new-wave. (Franco Dimauro)

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