I watermarked mi mettono sempre un po’ di soggezione. Te li mandano come se ti stessero divulgando un segreto di stato. Come se tu fossi l’unico a saperlo e ti invitassero a tenere la bocca chiusa. A godimento zero. Come se ti fossi scopato Pamela Anderson e ti venisse impedito di raccontarlo a chiunque. È un privilegio da minorati mentali. Con tutte quelle inutili raccomandazioni a non propagandare il link che ti viene inviato, a rischio che ti mandino gli agenti federali a casa tua. Be’, cari distributori, potete stare tranquilli. Me ne importa una sega di inviare un link con dentro delle canzoni. Sarebbe come inviare il brasiliano della Anderson, senza la Anderson. Intro prolissa come un pezzo di Emerson, Lake & Palmer ma dettata dal fatto che per ascoltare questo debutto dei Virginmarys ho dovuto sucarmi la solita trafila fatta di preascolti, di anteprime, di streaming parziali ed integrali e di estratti condita dal rimpallo tra casa discografica e distributore italiano. Un’ insormontabile querelle di competenze su chi doveva, alla fine, “distribuire” un link. Lo so bene che sono stato radiato dall’albo dei giornalisti oltre che per il linguaggio scurrile pure perché alla fine questo sistema mi ha veramente rotto ciò che la natura ha destinato ad altro scopo. Lo so ma non mi rassegno. Perché passare per uno che sta rubando qualcosa mi da fastidio. Non rubo da quando il porno è passato sulla rete e le riviste con le tre X sopra sono diventate inutili. Andiamo avanti, che se no mi sbadigliate. E i Virginmarys non ve lo concedono. Hanno fatto un album che è una continua martellata sui maroni. In qualunque senso vogliate intendere questo termine. Nel senso che potreste trovarlo demagogicamente tosto come il sottoscritto oppure potreste farne, seguendo le istruzioni dettate dalle riviste patinate, il vostro gruppo rock dell’anno. È il trionfo del guitar rock come lo avevano dipinto gli eroi dell’hard rock, ridisegnato i maestri del grunge e venduto i loro fratellini più furbi. Dentro ci passano i Nirvana, i QOTSA, i Cult, i Wolfmother, i Jet, i Kings of Leon, i Foo Fighters, gli Skunk Anansie. King of Conflict conferma quanto scrissi tre anni fa a proposito del loro primo E.P. e che qui vi riporto integralmente: “I Virginmarys sono venuti per tappare qualche buco. Tranquilli, togliete pure le mani dal vostro sedere, non è a quel buco lì mi riferisco. Mi riferisco al vuoto lasciato da band come Jet e Datsuns ad esempio, vezzeggiate e coccolate quando erano in fasce e poi abbandonate dietro il portone della scuola d’ infanzia, senza che nessuno venisse più a riprenderle. Virginmarys hanno il medesimo tiro, suonano duri ma anche confidenziali. Come dei Wolfmother rimasti imprigionati dentro il primo disco dei Kings of Leon. Qualcuno, eccedendo come di consueto, ha visto in loro i nuovi Led Zeppelin e Dio non voglia che abbia ragione, che non abbiamo bisogno di un altro In through the out door. Per ora la band inglese non mi pare invece abbia voglia di eccedere: si presentano con un mini di sei pezzi pubblicato in proprio. Ma state certi che saranno il prossimo investimento di qualche colosso del disco pronto a spillarvi i pochi euro che il governo di B. vi ha lasciato in tasca, facendo sventolare il loro nome sotto la bandiera del rock alternativo. Insomma, finiranno inghiottiti da Virgin Radio e tutte quelle menate finto-rock però Cast the first stone ha una dignità artistica di buon livello, alimentata da un pezzo come Portrait of red che sembra la versione addomesticata del superjudge-rock dei Monster Magnet, dal boogie anni Settanta di Out of mind, dalla spirale hard rock di Off to another land e dagli scatti di Nothin‘ to lose a far scuotere le casse come due enormi tette. Cresceranno, brilleranno, esploderanno e alla fine lasceranno cadere la loro cenere, come tanti altri. Per adesso, questa è solo la prima pietra”. Ecco, ora è arrivato quel momento in cui la bandiera è stata issata e sventola a grande altezza, in questo universo che ha bisogno di paladini e di sudditi. King of Conflict è un disco che è gradevolmente sfasciatimpani che non deluderà chi è alla ricerca del disco dal wattaggio esagerato e canzoni come My little girl, Bang Bang Bang, Out of mind, Portrait of red non falliranno il colpo. I Virginmarys avranno quello che meritano. Voi pure. (Franco Dimauro)
✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 12 Febbraio 2013