Venticinque anni dopo la sua prima pubblicazione su Epitaph (nel periodo della cotta di Brett Gurewitz per il garage punk) ecco l’audace Area Pirata partorire la ristampa in digitale (ma pure in vinile colorato) del finto live dei Morlocks. Il disco con cui Leighton Koizumi piscia sopra una scena che si è trasformata in un circo di marionette. Mentre il Sunset Strip si popola di emuli di Brian Jones che ciondolano lungo i marciapiedi, i Morlocks si trasferiscono a San Francisco e registrano per un’ etichetta di estrazione punk un disco disperato, il Metallic KO della stagione garage-punk. Non c’è nessuno scontro con i fan. Nessuna signora ebrea tra il pubblico. Ma ciò nonostante Submerged Alive trasuda di odio, noia e depravazione. Leighton apre la gabbia. Ed è una belva affamata. La chitarra di Jordan Tarlow asseconda i suoi appetiti. Il suono si fa metallico e decadente (She‘s my fix, My friend the bird), criptico (Different World, Black Box) e drogato (Empty). Le cover garage deraglianti del primo disco vengono bandite in favore di un blues sincopato e infetto come Get out of my life woman, una bruciante Leavin’ Here (la ristampa mantiene, forse per eccesso di emulazione storica, il refuso dell’ edizione originale battezzandola Leavin’ Home) più Motorhead che Who e una incalzante Your body not your soul. I Morlocks sembrano voler fare a brandelli se stessi. C’è un odio che cova in seno alla band. Ci sono abusi ed eccessi che ne accentuano i toni, fino a farlo diventare rosso sangue. Sono bestie in cattività che si mutilano fracassandosi le zanne sul muro, grondando di sangue e di bile, costringendo Brett Gurewitz a ripulire il catalogo Epitaph con un decennio di dischi di punk a PH neutro. Submerged Alive è il Blair Witch Project di una band sola contro il resto del mondo. Ho paura di chiudere gli occhi, e ho paura di riaprirli. Voi non abbiate paura di aprire le orecchie. (Franco Dimauro)
✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 28 Febbraio 2013