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Indoor Life – S.T. (1980/2012)

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Tra i gruppi più inconsueti della new wave americana, gli Indoor Life sono rimasti per anni sepolti sotto le macerie della galleria che conduce la nostra memoria agli anni dell’ immediato dopo-punk e adesso disseppelliti dalla Compost con un doppio CD che rende onore alla loro e alla nostra memoria. Un suono che del punk porta con sé poco o nulla se si eccettua forse il gusto un po’ perverso per i giri ossessivi dei sintetizzatori dei Suicide. Il sound dei primi Indoor Life (quelli dei dischi omonimi, per intenderci) è piuttosto una deriva allucinata della disco-music che proprio a San Francisco ha trovato uno dei suoi uomini-chiave in Patrick Joseph Cowley. Ed è proprio al fianco di Patrick che Jorge Socarras inizia la sua esperienza artistica, prima di fondare gli Indoor Life. Sui tappeti propulsivi delle tastiere di Cowley Jorge intona le sue litanie e dà vita ai progetti Lesser Man e Catholic che costituiscono di fatto le basi del progetto concettuale Indoor Life che debutta nel 1980 con un EP prodotto dallo stesso Patrick Cowley. Tutto quello che Leftfield, Supersystem, Daft Punk e LCD Soundsystem scriveranno decenni dopo sta chiuso qui, soprattutto nei tredici minuti di sincopi dub-funky di Voodoo. Gilmore of the Fillmore è una sequenza allucinata di fratture funk che alternano e sovrappongono il delirante e spastico linguaggio dei Devo con la disco hi-energy del pioniere Cowley. Archeology ha un passo più deciso marcato dalle sculture del basso di Bob Hoffnar e sovrastato dal trombone di J.A. Deane fino al sorprendente martello pneumatico che frantuma la scorza sul finale. And dig and dig and dig… a essere disseppelliti stavolta, prima ancora della loro nascita, sono i Morphine. La conclusiva Madison Ave è un raggelante affresco incuneato tra il gelido Bowie del ’77 e l’altrettanto fredda elettronica degli amici Tuxedomoon. L’EP diventa un intero album l’anno successivo grazie alla lungimiranza della Celluloid Records che lo allunga di altri tredici minuti con l’aggiunta di altre mirabolanti contorsioni come Mambo, Revely e la bellissima Contre Nature. Per l’esordio su Relativity del ’83 gli Indoor Life e il mondo perdono Cowley, sconfitto dall’AIDS il 12 novembre del 1982. Il suono perde molto del suo fascino sinistro pur mantenendo alcuni tratti peculiari degli Indoor Life. L’enfasi dance viene accentuata e viene eliminata la caratteristica alienante e minimalista del debutto. Ad essere esaltata è la componente ritmica che diventa stavolta più vicina all’electro (Blue Grey Green è un quasi-New Order, Ha Bi Bi un quasi-Pet Shop Boys) e il timbro sciamanico e mediorientale di Jorge Socarras. È il preludio al disastro dell’epoca Elektra, quella che con sconcerto trasformerà gli Indoor Life in una versione appena più perversa (perché più sfigata) dei Roxy Music di Avalon e molto meno maligna di The The con roba altamente ignobile come Hot and Cold, You‘ll never know o la disastrosa cover di Sunshine Superman di Donovan (vecchio pallino di Socarras). Roba che neppure i Level 42 o i Go West! sarebbero riusciti a rendere così odiosa. A illuminare il secondo di questi due cd sono dunque soltanto i cinque remix che lo chiudono che patrocinano gli Indoor Life come assolutamente essenziali per la tecnica futuristica e futuribile del cut-and-copy da dancefloor. Comandamento n. 4: Onora tuo padre e tua madre, affinché si prolunghino i giorni sulla terra che il Signore Dio tuo ti dà. (Franco Dimauro)


✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 6 Marzo 2013

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