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Julian Cope – Psychedelic Revolution (2012)

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Lo scatto promozionale richiama quello di Drain ‘d Boner, anche quello a suo modo e in maniera diversa un disco rivoluzionario nella carriera di Julian Cope. La posa è quella X che dal 1983 Cope si porta addosso e dentro come un marchio di diversità e distanza dal resto del mondo. Il marchio di Caino. Tra le braccia adesso però stringe un AK 47 e non una chitarra. E addosso ha rimesso quel vecchio gilet di pelle regalatogli da un veterano della guerra di Normandia. Un’immagine barricadera che si sposa con il leit-motiv di Psychedelic Revolution, doppio album dedicato alla memoria di Che Guevara e Leila Khaled. Undici protest-song dalla struttura prevalentemente acustica e moderatamente svagata, a ricordarci che Barrett fece la sua rivoluzione senza sparare un solo proiettile. Canzoni folk stuprate dai venti di guerra, dalle esplosioni delle granate, dal cingolare ferroso dei carri armati, dal precipitare delle supposte al tritolo dal culo di un bombardiere qualsiasi, dal brontolio di un cannone. Ricca di agganci melodici con la tradizione celtica delle canzoni di protesta e di propaganda e culturalmente cedevole al richiamo dei folk-singers storici degli anni Sessanta (Barry McGuire, Scott McKenzie, Arlo Guthrie) Psychedelic Revolution è disco umorale e permeato da un soffice manto di psichedelia incantata e solenne figlia, forse nipote, di Fried. Quanto è simile l’esplodere di un temporale a quello di una bomba. Qualcuno dovrà perdonarci per aver osato tanto. (Franco Dimauro)


✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 18 Marzo 2013

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