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Cesare Basile – S.T. (2013)

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Siccome non sa farsi i cazzi suoi, Cesare Basile si fa quelli altrui. E tira giù un album che è un piccolo nuovo classico della musica popolare siciliana. Quella che il dolore lo tiene dentro, nello stomaco. E ogni volta che sputa, ne butta via un po’. Un disco che fa rumore senza farne alcuno, come i dischi dei cantastorie. Sul suo cartellone passano le storie fiere e libertarie di cento personaggi altrettanto liberi e anarchici. Cesare le racconta zoppicando come uno dei mastini fradici di Tom Waits (Nunzio e la libertà), cantilenando come Carlo Muratori (Maliritta Carni), strascicando come il De Andrè de La domenica delle Salme (Sotto i colpi di mezzi favori), trovando spesso rifugio nella sua lingua madre, mai rinnegata ma mai così fervidamente presente e assordante. È con il siciliano che dipinge i capolavori del disco: Canzuni Addinucchiata e L’Orvu una spanna sulle altre, dolorose di quel dolore atavico e mordace che un Mark Lanegan non potrà mai raccontare con la stessa persuasione. E viene voglia di conoscerli, i protagonisti di queste storie di tormento. Uno a uno. La Katerina di Parangelia, la popolana di Minni Spartuti, l’Alfia di Canzuni Addinucchiata, il cieco di L’Orvu, la fila di matti di Caminanti, gli sfruttati di Maliritta Carni, il Nunzio dal cuore di latta di Nunzio e la libertà. Viene voglia di farli sedere nel nostro salotto pagato a rate, per ricordarci quale sapore ha il dolore. E quale la disgrazia. E quale il coraggio. E quale la vita. E lodare l’audacia, mai la paura. (Franco Di Mauro)


✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 25 Marzo 2013

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