Dove stanno andando gli Strokes? Dalle parti degli A-ha, praticamente. Voi invece? Dove state andando, voi? Quale nostalgia vi appaga? Il punk? L’emo-core? Lo ska? Gli Inti-Illimani? Lo stoner? Il grunge? Il garage? La new wave? Lo shoegaze? La minigonna di Patty Pravo? Il “primo” Vasco? L’Ultima Luna? Quale musica vi fa sentire irresistibilmente fighi? Cosa siete disposti a condividere sul vostro profilo Facebook affinché tutti sappiano che siete i tipi giusti? Quelli da portare a letto magari, col rischio che poi, finita quella mezz’oretta di colpetti, vi dimentichino sotto il piumone come l’orsetto Camillo? Comedown Machine è un grande disco. E lo è, nonostante l’80% della musica contenuta sia veramente roba da pattumiera, proprio per questa sua consapevolezza di essere volgare come un disco sintetico degli anni Ottanta. Quelli che abbiamo a lungo schifato e che ora ci riprenderemmo in blocco, Craxi e la Tatcher compresi. Comedown Machine riporta spesso, quando si allontana dagli Strokes che credevamo di conoscere (la Tap Out tra le cosce di Shannon e le chiappe di Chaka Khan, One Way Trigger e il suo quasi-plagio di Take on me, il funky a cassa dritta di Welcome to Japan che ricorda i Boney M. quando suonavano i Creation oppure, a scelta, lo spietato pop-disco dei Phoenix, l’italo-dance di Happy Ending, la Partners in Crime stesa sui freddi tappeti dei Freur o degli O.M.D., quella presa per il fondelli al cool jazz e a noi medesimi che è Call it fake, call it karma) agli anni del divismo spietato. Quelli di cui avevamo paura perché “Noi, be’ Noi… Noi eravamo dalla parte degli Smiths”. Gli anni in cui l’Europa era divisa. I belli da una parte, i brutti dall’altra. I cattivi dall’altra parte del muro, i buoni da questa. Non era così che funzionava? Indifendibili gli Strokes: non sono diventati i nuovi Television. E Voi cosa siete diventati invece? Non vi ho visti sui libri di storia, così come voi non vedrete me. Perché anch’io sono diventato nulla. Uno che si parla da solo, credendo di parlare al mondo. E scrivendo di un disco che fino a stamattina odiavo e che ora trovo consolatorio come un orinale quando stai per fartela addosso. (Franco Dimauro)
✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 9 Aprile 2013