“La storia della musica soul è in buona parte la storia dell’ingresso della musicalità gospel nel mondo profano del rhythm and blues” ha scritto Peter Guralnick nel suo mirabile libro dedicato alla soul music. Nel breve percorso artistico di Sam Cooke, una delle più grandi voci nella storia della musica nera, c’è la sintesi della moderna evoluzione della black music da musica ghettizzata per ragioni razziali a fenomeno di massa a uso e consumo del pubblico più variegato. Sam ha cominciato come tanti cantando il gospel ma trasformandosi ben presto, grazie a un vocalismo dolce ed emozionante, e dopo aver abbattuto le barriere che dividevano la musica sacra da quella pagana (prima insormontabili), in un raffinato crooner che ha gettato le basi per la soul music resa poi immortale da Otis Redding, Marvin Gaye & Co. Dalla perfetta miscela di gospel, soul, R&B e Rock’n’Roll e ballate confidenziali delle sue composizioni e dalle insuperabili qualità vocali con cui le interpretava ha preso origine tutto il filone del canto nero sentimentale e vellutato che va sotto la sigla di “musica dell’anima”. Così l’appellativo di ”uomo che inventò il soul” calza alla perfezione a Sam Cooke che prima di diventare il primo influente interprete soul era stato un idolo del gospel con i Soul Stirrers. Un genere, il gospel, popolarissimo tra la gente di colore agli inizi dei ’50 e che cedeva il passo al R&B, all’indomani dell’affermazione del rock’n’roll, anche per il tradimento perpetrato dai suoi cantanti più popolari. Tra questi Cooke che nel ’57 incise per la Keen Records, “You Send Me”, pezzo che immediatamente balzava in testa alle classifiche R&B e, sorprendentemente, anche in quelle pop. Poi il passaggio a una major, la RCA Victor, e da lì un successo clamoroso, da predestinato, piazzando 29 singoli (tra cui “You Send Me“, “Chain Gang“, “Wonderful World“, “Bring It on Home to Me“) nella Top 40 negli USA tra il 1957 e il 1965. Jerry Wexler, mente della Atlantic, non ha avuto dubbi sulla grandezza di Sam: “La morbidezza del canto rendeva Sam il miglior cantante che fosse mai vissuto, senza rivali. Quando lo ascolto non riesco ancora a credere alle cose che faceva. Mi appare sempre fresco e sorprendente; aveva controllo, sapeva usare la voce come uno strumento, il suo melisma, che era il suo marchio personale – nessuno altro riusciva a farlo –, tutto in lui era perfezione”. Rivoluzionario non soltanto dal punto di vista strettamente musicale, Cooke si distinse anche per l’abilità manageriale (sconosciuta alle classi nere) con cui gestì la propria produzione artistica ed anche per il costante impegno civile profuso in favore dell’abbattimento delle barriere razziali. La vita stroncata a soli 33 anni, nel momento di massimo fulgore del suo talento artistico, da quattro colpi di pistola al petto in uno squallido motel di Los Angeles l’11 dicembre 1964 per motivi ancora oggi poco chiari: ad ucciderlo è stata la tenutaria di uno squallido motel al culmine di fasi concitate, Sam stava litigando violentemente con una ragazza, forse una donna che aveva cercato di violentare, forse una prostituta, forse qualcuna che gli aveva teso un tranello. Qualcuno sospetta che sia stato ucciso perché troppo integrato nell’industria dei bianchi. In tanti lo hanno pianto anche tra i bianchi. Nasce come Samuel Cook a Clarksdale, Mississippi, il 22 gennaio 1931, da un pastore protestante e da una cantante gospel, e consuma il suo tirocinio, come tanti degli artisti che lo avrebbero seguito, negli ambienti religiosi. A 19 anni è già il cantante solista dei Soul Stirrers (chiamato a rimpiazzare il leader R.H. Harris), uno dei più apprezzati gruppi gospel della nazione con i quali si esibisce per circa sei anni nelle chiese e negli auditori, e ciò lo rende una vera celebrità presso la comunità nera ancora privata di qualsiasi diritto civile negli anni ‘50. Le chiese che ospitano i suoi concerti fanno il pieno di ragazzine urlanti che fremono (come accade solo per le esibizioni di Elvis Presley) per la presenza dell’artista, capace di avvicinare tante persone alla musica sacra. Con la consapevolezza di essere dotato di grande talento, sia vocale (con il crooning chiaro e soave) che compositivo, il giovane Sam compie lo strappo-tradimento dal suo ambiente con la scelta repentina di intraprendere sotto falso nome (per non offendere fan e familiari aggiunge una e al suo cognome) la carriera nella cosiddetta musica leggera. Il primo splendido frutto è nel 1957 “You Send Me” che vende rapidamente due milioni di copie. Poi si registra un susseguirsi continuo di hit: nello stesso anno “For A Sentimental Reason”, “Desire Me” e “I’ll Come Running Back To You”, l’anno dopo “You Were Made For Me”, “Win Your Love For Me” e “Love You Most Of All”, nel 1959 “Everybody Like To Cha Cha Cha” e “Only Sixteen”. Nel 1960 sottoscrive un contratto con la RCA ed avviene la sua consacrazione a livello internazionale con le hit “(What A) Wonderful World”, “Teenage Sonata”, “Chain Gang”, “Sad Moon”, “Cupid”, “Twistin’ The Night Away”, “Bring It On Home To Me”, “Another Saturday Night”, “(Ain’t That) Good News”, “Shake”, “A Change Is Gonna Come”, il brano più significativo dell’intera storia della musica soul che Cooke scrive nel 1964 poco prima di morire, una sorta di replica alla dylaniana “Blowin’ In the Wind”, che in sintesi è l’esortazione al suo popolo affinché affronti il problema dei diritti civili con convinzione e determinazione. L’eredità di Sam Cooke è stata raccolta innanzitutto da Otis Redding e, successivamente, da tutti coloro che hanno fatto del soul la propria bandiera. I suoi classici sono stati ripresi da tantissimi artisti: “Bring It On Home To Me” (incisa da Paul McCartney, John Lennon, Aretha Franklyn, Rod Stewart), “A Change Is Gonna Come” (The Band, Tina Turner), “Cupid” (Graham Parker, Supremes), “Having A Party” (Southside Johnny & the Asbury Jukes), e col suo repertorio si sono cimentati pure Sam & Dave, Cat Stevens, Johnny Nash, Jim Croce e altri ancora. Questa interessante raccolta di single-hit di Sam Cooke ripercorre il periodo che va dagli anni Keen (’57-‘59) e RCA, fino a tutto il 1962 (e non fino al settembre ’63, quando il materiale inciso dal cantante diventa proprietà della ABKCO Records) per evidenti motivi di diritti discografici che, nel 2012, hanno compiuto 50 anni liberando di fatto la possibilità di pubblicare dischi sotto l’egida di altre etichette. Un pregevole booklet illustrato di 72 pagine racconta (sia in inglese che in francese) brano per brano i 63 pezzi inclusi nella raccolta, riproducendo le etichette dell’epoca dei singoli Keen e RCA Victor, sulle quali di volta in volta fanno bella mostra il numero di catalogo, la durata, gli autori e l’orchestratore dei brani. (Luigi Lozzi)
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