Al terzo album in solitario Mr. Powers centra il bersaglio mancato coi dischi precedenti. Haunted Head, tenendo fede al titolo, è un edificio infestato da un voodoo-roll acquitrinoso e stagnante che puzza di alghe morte e carne decomposta e dentro le cui stanza il reverendo Powers declama i suoi sermoni intrisi di magia nera. È un garage punk spiritato e un po’ folle, minimale e criptico nella forma quanto funzionale e adeguato alla sua natura votata al raccapriccio, che si muove avvolto da lenzuola sfilacciate quel tanto che basta per tenere lontani i passanti, un Casper che svolazza tra le mura scrostate mentre tutt’intorno bioccoli di intonaco si staccano dalle pareti facendo lo stesso rumore della crosta di vernice che si sfaldava sotto il peso delle muffe che abitavano le cantine di Alarm Clocks, Ventures, Silver Apples o Mothers of Invention. Bulboso e zoppicante, il ju-ju blues di Haunted Head mi ricorda che John Fogerty, Elvis Presley, Lux Interior, Bryan Gregory e Jeffrey Lee Pierce adesso sono tra gli zombie di Romero, demoni freak senza pace che inciampano tra le loro stesse bende. Ho smesso di credere nell’amore altrui dopo aver sotterrato l’amor proprio. Il mio cuore è adesso in cancrena e crepita, come i mostri che abitano in questa testa posseduta dal demonio. (Franco Dimauro)
✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 24 Luglio 2013