Il vostro anno è fatto di 365 giorni. Quello degli Strike, di 365 notti. In cinque anni i quattro sicilian rebels hanno suonato praticamente per ognuna di queste, o poco ci manca. Trasformando un tour in un tour de force. Date su date, festival dopo festival. Come se Ragusa fosse Memphis e l’Italia il Tennessee. Quando si fermano, incidono un disco. Uno di quelli che puoi sempre regalare a una donna dicendo che hai suonato pensando a lei, mentre invece pensavi a tutte le altre. Mama said è il quarto cofanetto di bugie. Noccioline americane intinte nella cioccolata di Eddie Cochran e Johnny Burnette. Roba che gli Strike suonano senza sbagliare un colpo e sempre col sorriso sbruffone stampato sulla faccia. Nove cover d’ordinanza per battere il piedino e due pregevoli brani inediti per battere chiodo che dimostrano l’ altissima cifra raggiunta stilistica del quartetto siciliano. Musicalmente il quartetto lavora su un rockabilly ordinario e persuasivo che cerca volutamente di soffocare le smorfie psycho che potrebbero invece regalare grandi margini di delirio fifties, come dimostra il ponte crampsiano dell’inaugurale title-track, una sorta di variazione boogie di That‘s alright caricata da riverberi di ordinanza e da una insolenza che rimane orfana lungo la scaletta del disco, assortita da numeri più composti di boogie-woogie, rock‘n’roll e hillbilly. Un disco di settore che conferma gli Strike come una delle più brillanti compagini di musica fifties-oriented del nostro patrimonio, dimostrando di non aver ascoltato nessuno dei consigli della mamma. (Franco Dimauro)
✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 3 Agosto 2013