All’apertura dell’obiettivo si stagliano davanti le invalicabili pareti stratificate di rumore come quelle di Hows your low when you‘re low alone? e Glue. Più che “canzoni”, raffiche di vento. Violente folate di polvere metallica che riconducono alle miniere di Spacemen 3, Jesus and Mary Chain, House of Love, Loop, Black Rebel Motorcycle Club, Suicide, Spiritualized, Baby Woodrose, Heads, 13th Floor Elevators, Warlocks, Black Angels. Poi il paesaggio diventa meno insidioso ma non meno avventuroso: è la volta del singolo Love in my veins, pubblicato due anni prima di questo disco di debutto, con la mente che corre ai Primal Scream e ai tempestosi Verve di A storm in heaven. Heartbreak girl penetra nel cuore della roccia su un trenino da miniera che pare un rottame rockabilly dei Woodentops, per chi ancora se ne ricorda. Quindi, si aprono le cataratte. Ed ecco piovere giù le pioggie acide di Heading for the waves (quasi una canzone da selvaggio west, nel cuore celtico della Gran Breatagna), quelle piene di vapori jangle di In your eyes e quelle bagnate nella psichedelia circolare e floydiana dei Breathless di The Twilight End. A mind at ease e Sweet hold on me sono le tracce più multiformi ed elaborate, una sorta di proiezione cosmica dei ? and The Mysterians la prima, una mutevole sequenza di un lungo viaggio galattico la seconda e ultima col suo inizio folkeggiante che esplode in un’elettrica maratona degna dei Kula Shaker e si avviluppa in uno space-rock su cui si posa l’ombra della piattaforma astrale Hawkwind. Songs of lies and deceit è un debutto importante. Per chi tiene ancora la foto di Sonic Boom sul comodino, forse addirittura il più importante dell’ anno. In fondo, forse, è meglio restare con gli occhi chiusi e sognare. (Franco Dimauro)
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✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 15 Ottobre 2013