Spesso le parole fanno male. Spesso è la loro assenza a fare altrettanto male. I Cave sono quel dolore, reso carne. Una matassa di rame dentro cui scorrono frequenze di rock krauto e sincopi di jazz sfigurato, una lunga marcia elettrica e tribale che collega idealmente il deserto di Joshua con l’Africa selvaggia di Fela Kuti. Una centrifuga ipnotica che raramente devia dalla sua idea-base ma la sviluppa per sovrapposizione o per scarificazione, con una metodica fredda e ossessiva da assassino seriale, precipitando dallo sludge rock al funk senza tuttavia essere né l’uno né l’altro. Zampilla e perfora, la musica dei Cave. Mesmerica e fluida. Parla senza aprire bocca. A volte gli uragani parlano così. Altre volte le onde. Spesso, io. (Franco Dimauro)
✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 25 Ottobre 2013