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Recensione: Monster Magnet – Last Patrol (2013)

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Tim Cronin è rimasto su Marte. John McBain su Giove. Joe Calandra su Saturno. Ed Mundell, alla fine, ha abbandonato la nave alle porte della galassia di Andromeda. Wyndorf il Tiranno è rimasto da solo, a vagabondare nel suo universo, tra le costellazioni che sagomano mostri mefistofelici. Si è fermato. Ed è ripartito da capo. Portando in tour Dopes to Infinity prima e Spine of God dopo. Un bagno rigenerante nella SPA del vecchio space-rock dopato e nella psichedelia cosmica che gli ha dato la spinta per scrivere buona parte di Last Patrol, il disco che dirada le nebbie metallare degli ultimi lavori e reimmerge la testa del mostro Kirbyano nella torba astrale dei primi immensi ed insuperati lavori, alternandosi tra cavalcate compresse fra enormi rulli elettrici come End of time e Last Patrol, passeggiate sulla faccia nascosta della luna come I live behind the clouds, Stay Tuned e corrucciate cavalcate tra la polvere rossa del Grand Canyon (The duke of Supernature) o fra le pragaya del Gange (la cover mistico-psichedelica di Three King Fishers dal canzoniere magico di Donovan). Last Patrol mostra un Wyndorf in forma smagliante, anche se il suono della sua band e la sua stessa bellissima voce da crooner spaziale sono ormai diventati un clichè e noi (io) troppo esigenti. Va da sé che i dischi fondamentali li hanno già scritti, i Monster Magnet. Quando sia io che Dave avevamo vent’anni di meno. Non ne scriveranno altri. Mettetevi il cuore in pace. (Franco Dimauro)


✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 15 Novembre 2013

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