Band di culto (epiteto con cui vengono definiti gli artisti che, malgrado l’investimento iniziale e il dispendio di energie, vengono ignorati dal pubblico, N.d.A.) del pop intellettuale dell’epoca punk, gli Any Trouble emersero dalla popolosa scena power-pop inglese grazie alla spinta del solito John Peel che proiettò il loro primo singolo sulle modulazioni di frequenza della BBC contribuendo all’interessamento della benemerita Stiff Records che mise sotto contratto il quartetto di Crewe imbarcandolo nel The Son of The Stiff tour a fianco di Dirty Looks, Joe King Carrasco, Equators e Tedpole Tudor e apponendo il suo logo sulle copertine dei loro primi due album. Il primo, Where are all the nice girls? è quello col famoso scatto di copertina che ritrae dall’alto quella che sembra una fotocopia ancora più sfigata di Elvis Costello and The Attractions e la produzione di John Wood, ovvero l’uomo che era stato in consolle per alcuni dei dischi preferiti da Clive Gregson (il Costello della copertina, N.d.A.). Sono dieci canzonette di spensierato e dinamico pop costruito su qualche chitarra skank (Second Chance, The Hook) e immediati hook melodici (Turning up the heat, Romance, The Hurt) mai particolarmente feroci e sufficientemente accattivanti per fare breccia nel cuore dei trentenni inglesi cui il punk era passato accanto senza tuttavia divorarli. Nonostante tutto però, a differenza di quella per la TAV che sta mangiando il Massiccio D’Ambin in questi giorni, la breccia non si fa. Ne’ fra i trentenni, ne’ fra il pubblico più giovane sempre affamato di nuova roba da canticchiare, ne’ tantomeno fra le ragazze carine corteggiate dal titolo. L’operazione viene ritentata l’ anno successivo adattando la formula della band alle nuove regole del pop che vogliono tastiere e sequencers al centro della scena. Wheels in motion arriva dunque nel 1981 con un’immagine di copertina che si acclima con l’ambiente plumbeo della new wave emergente e le canzoncine di Gregson vestite con abiti un po’ più sofisticati cuciti da Mike Howlett le cui produzioni stucchevoli avrebbero spopolato di lì a poco grazie ai successi di Blancmange, A Flock of Seagulls e Berlin. Con la cover di Dimming of the day siamo già dentro il peggiore adult contemporary e il resto del disco non è molto distante dall’ easy listening più becero. Il terzo disco a completare questa raccolta delle registrazioni Stiff (poi il gruppo approderà velocemente alla EMI) è il bootleg ufficiale Live at The Venue pubblicato dall’etichetta inglese in 500 esemplari e registrato il 31 maggio del 1980 nel celebre locale londinese durante l’esibizione del quartetto come spalla per i Searchers. Si ritorna, ovviamente, al clima asciutto e cristallino del disco di debutto e l’ ottima registrazione “senza trucco” mette in risalto l’ eccezionale bravura strumentale e melodica di una band che alla fine ci ha lasciato in eredità non più di una decina di canzoni gradevoli (quelle del primo album) e un solo pezzo irrinunciabile: Turning up the heat ai quali dopo una giornata di lavoro è sempre piacevole ritornare, anche ventitré anni dopo. (Franco Dimauro)
✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 21 Novembre 2013