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Recensione: Kaada – Thank You For Giving Me Your Valuable Time (2001/2003)

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Immaginate di sorseggiare un gradevolissimo long drink distesi su una sdraio sistemata lungo i bordi di una piscina. Supponete poi che la vostra donna, con atteggiamenti da showgirl d’altri tempi, si dimeni divertita davanti ai vostri occhi di maschio impaziente e senza scrupoli, liberando inevitabilmente le vostre fantasie più recondite. Fatto? Bene, sono queste le immagini che vengono in mente mentre si ascolta Thank You For Giving Me Your Valuable Time del norvegese John Erik Kaada (visioni effimere e prive di profondità che, indubbiamente, poco si addicono alla cultura di un perdente, ma necessarie per chi vuole ricomporre cuore e cervello). Un album che fonde atmosfere jazz, soul e rhythm and blues attraverso parti strumentali ben suonate e arrangiamenti che sembrano permeati da un’elettronica vintage. Una sorta di celebrazione (o di rivisitazione?) di più periodi musicali (’50, ‘60 e persino qualcosa dei ‘70) rappresi in un’accattivante miscela sonora che si consuma, appassionatamente, in “soli” 43 minuti. Un lavoro in grado di mostrare tutta l’eccentricità del giovane compositore nordeuropeo che con Mainframe e Wolkswagen riesce, oltremodo, a sfiorare l’eclettismo di Moby e di Beck. Insomma, un disco fuori dagli schemi ma che si lascia ascoltare molto volentieri, soprattutto se: (uno) state stramazzando per il caldo afoso; (due) siete stanchi del rock flemmatico e introspettivo; (tre) sentite il bisogno di rallegrarvi con qualcosa che non sia il solito pop o la solita dance. (Luca D’Ambrosio)

Recensione pubblicata su ML – n. 14 del 13 luglio 2005


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