Lasciato l’amico Dave Wyndorf a fare l’hobo man dello spazio profondo, Ed Mundell si infila la sua tuta da venusiano e parte alla conquista delle stelle. Un viaggio che è anche un viaggio psicologico, alla ricerca di una identità che era andata squamando negli ultimi anni con i Monster Magnet, obbligata a venire a patti con un mercato che reclamava canzoni di impatto con cui Mundell sentiva di avere sempre meno a che fare. Con lui ci sono Rick Ferrante dei Sasquatch e Collyn McCoy degli Otep, in formazione triangolare come quella dei Blue Cheer e della Experience di Hendrix, anche se è Mundell a caricarsi di gran parte del lavoro mettendo in sequenza riff su riff in un’ inarrestabile ascesa verso lo zenith del rock iperelettrico. Nessuna voce, nessuna concessione al singolo di successo e tutta la libertà di poter scorrazzare su piste di granito lunghe anche più di undici minuti (The Third Eye, In the atmosphere factory). The Ultra Electric Mega Galactic è una jam di cinquantacinque minuti che attraversa i paesaggi cari al biondo chitarrista americano e che ci ha lasciato sbirciare dagli oblò delle astronavi Atomic Bitchwax, Scene Killer, Gallery of Mites e Monster Magnet. Fuzz, nastri a rovescio, Echoplex, wah-wah, Memory-Man e tutte quelle diavolerie di cui Ed è ormai un gran maestro si spartiscono quel poco di ossigeno che si respira qui dentro, in questa astronave in fuga tra le stelle. (Franco Dimauro)
✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 20 Dicembre 2013