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Concentrazione, aggressività e speranza: la musica nel poker

Qual è la funzione della musica rispetto alle performance espresse al tavolo verde? Che musica ascoltano i professionisti del poker?

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Chiunque, magari facendo zapping in tv, si sia sintonizzato su un canale che trasmetteva una partita di poker, avrà notato i partecipanti intenti a giocare ascoltando musica. Un fenomeno non più isolato, anzi una vera e propria consuetudine. Ma qual è la funzione della musica rispetto alle performance espresse al tavolo verde? Che musica ascoltano i professionisti del poker?

La questione è piuttosto controversa, il pubblico degli appassionati, come di frequente accade, è diviso su fronti contrapposti. C’è chi come Kara Scott, quattro volte a premio nelle World Series of Poker, il campionato mondiale di poker, non concepisce l’idea di indossare le cuffie durante i match, preferendo ascoltare persino le chiacchiere dei suoi rivali, un aspetto spesso sottovalutato da cui trarre una serie di indicazioni utili per vincere al tavolo, chiamati in gergo “tell”, termine ben conosciuto da chi conosce le regole del gioco.

Per giocatrici come lei, in sostanza, la musica è una distrazione! Tuttavia molti altri professionisti, ancor più titolati, hanno un approccio differente. L’esempio più eclatante è forse il campione delle World Series of Poker Antonio Esfandiari (nella foto al tavolo con gli inseparabili auricolari). Il player iraniano ha rivelato di sfruttare la musica a seconda delle fasi di gioco, brani soft nei momenti di stallo, pezzi intensi nelle sessioni vincenti. Annie Duke, che all’attivo vanta un braccialetto WSOP, per fornire un altro esempio, ha reso nota la sua dedizione, nelle fasi più vivaci dei tornei, per i White Stripes. È questo il punto, l’apporto donato dalla musica in termini di concentrazione ed entusiasmo in base al carico di gioco.

Che l’ascolto musicale risulti un pratico supporto psicologico, anche ben al di là del gioco, è un dato pacifico. Per alcuni resta comunque un corollario marginale, per altri un pungolo utile a dare il meglio di sé. Possiamo però identificare un criterio oggettivo rispetto al quale articolare le preferenze musicali, il fattore “M”. Di cosa stiamo parlando? Si tratta di un elemento introdotto dal giocatore professionista statunitense Dan Harrington, teso a definire le modalità con cui affrontare l’evoluzione del proprio gioco durante un torneo di poker, riportando il numero di puntate sostenibili prima di essere logorati dai bui. Più basso è il valore di “M”, più il giocatore è portato all’aggressività per restare in partita. Nella cosiddetta “Zona Verde”, ovvero quella in cui M è compreso tra 20 e 35, potrebbero accrescere la capacità di vincere interpreti musicali in grado di incrementare il grado di fiducia e le aspettative di vittoria.

Se le cose, però, non andassero come sperato e passaste alla Zona Gialla, M compreso tra 10 e 20, è indispensabile trovare lo spunto per risalire la china e ottimizzare il livello di concentrazione. Momenti dove la musica classica può costituire il contesto ideale in cui calarsi per ritrovare la massima attenzione al gioco. Se il fattore M oscilla tra 6 e 10, Zona Arancio, la parola d’ordine è “aggressività”. Sarete alla ricerca di un double-up per rimanere in partita, avrete quindi bisogno di qualcosa che vi scuota.

C’è chi ama dei pezzi rock, chi invece qualcosa di ancor più estremo. Una scelta prodotta dalla vostra sensibilità. Diverso il profilo musicale da adottare nella Zona Rossa, M tra 1 e 5. Componente una playlist dotata di grande ritmo in grado di infondere speranza e un’attitudine positiva. Avete bisogno di ottimismo, qualunque sia il risultato delle vostre azioni. E voi quali autori preferireste in momenti di grande concentrazione? Quali canzoni favoriscono invece lo spirito del riscatto e forza della rivincita? Fateci conoscere la vostra opinione. (Fabio C.)

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