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Intervista ai Menomena (2007)

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Divertenti e intensi allo stesso modo, i Menomena vengono da Portland, Oregon, una delle città musicalmente più attive degli ultimi anni. Il nome della band scaturisce da una celebre e spensierata composizione del maestro Piero Umiliani, la rinomata “Mah Nà Mah Nà” contenuta nella colonna sonora del film-documentario “Svezia, Inferno e Paradiso” che, alcuni anni dopo, sottolineò anche il successo della serie televisiva Muppets Show. In occasione dell’uscita di “Friend And Foe”, interessante terzo lavoro in studio della formazione americana, abbiamo rivolto qualche domanda a Danny Seim (batteria e voce) che ha dimostrato una disponibilità davvero inconsueta.

[1]Intervista pubblicata su ML – n. 44 del 24 marzo 2007

INTERVISTA AI MENOMENA
© 2007 di Luca D’Ambrosio

“Friend And Foe” è un caleidoscopio di generi e umori diversi dall’effetto decisamente stregante. Un disco dai toni quasi teatrali, pieno di riferimenti musicali (new wave, spiritual, rock, elettronica, psichedelia, funk, progressive…) e con canzoni “impazzite” che, pur prendendo direzioni diverse, si muovono all’interno di un corpo pop. Avete un particolare segreto per comporre la vostra musica? Oltre gli strumenti tradizionali, ho letto che fate uso anche del Deeler, un particolare congegno informatico…
Wow, nemmeno io avrei potuto dare una descrizione migliore del nostro album. Il Deeler è probabilmente la differenza principale tra noi e la maggior parte delle altre rock band, anche se è uno strumento assai diffuso nell’ambiente della musica elettronica. È un congegno che ci permette di comporre la nostra musica usando in maniera spontanea loop registrati e trattare successivamente le nostre canzoni come dei puzzle. Un altro fatto rilevante è che proveniamo da tre differenti background musicali, e credo che questo contribuisca a diversificare la nostra musica.

Il titolo dell’album scaturisce dall’aspetto contrastante dei brani oppure c’è un’allusione ben precisa?
“Friend and Foe” è molto più di un semplice riferimento al complesso processo attraverso cui è stato registrato il disco. Mentre stavamo registrando abbiamo dovuto affrontare anche problemi personali che sicuramente hanno influito sul risultato finale; il titolo è proprio un riferimento alla dualità di odiare e amare allo stesso tempo qualcosa (o qualcuno).

Siete una formazione in continua evoluzione e nella vostra musica si avvertono sensazioni di precarietà e agitazione, elementi oramai tipici di questa nuova e spasmodica società. Quanto c’è di vero in questa considerazione?
È possibile che qualcosa di vero ci sia. È infatti impossibile estraniarsi da tutto ciò che ti sta succedendo intorno; non era nostra intenzione registrare un album che riflettesse la società e l’attuale clima politico, ma nemmeno ci siamo prefissati di escludere o ignorare il mondo esterno.

Radiohead, Flaming Lips, Blur, Peter Gabriel, TV On The Radio e Modest Mouse sono soltanto alcuni dei riferimenti che mi sono balzati alla mente ascoltando questo terzo album. Si avverte anche una certa ironia e stravaganza alla Frank Zappa. Quanto vi sentite legati a questi nomi?
Tutti questi artisti hanno avuto un profondo impatto su di me in differenti momenti della mia vita, ma non posso dire lo stesso per miei compagni. Ascoltiamo cose differenti e ognuno di noi contribuisce alla produzione delle nostre canzoni nella stessa proporzione (esattamente il 33.33333333%!) quindi è davvero difficile definire con esattezza le diverse influenze.

Siete di Portland, Oregon, una città musicalmente molto attiva in questi ultimi anni. Penso a Elliott Smith, M. Ward, Thermals, Quasi, Decemberists, Shins… Per caso da quelle parti sta succedendo qualcosa di particolarmente interessante così come successe a Chicago nei primi anni Novanta?
Credo che il tuo paragone con Chicago sia perfetto. Molti citano di solito la scena di Seattle dei primi anni ‘90, ma la scena post-punk di Chicago fu molto più influente e meno “pubblicizzata” dai media, e ciò è esattamente quello che sta accadendo oggi a Portland. Tutti si conoscono, tutti suonano e collaborano con le altre band e in qualche modo siamo riusciti a tenere i media lontani dal sovresporre troppo la nostra bellissima città. Qui si respira un clima davvero solidale e affettuoso tanto che risulta difficile poter immaginare oggi di essere una band in un altro posto diverso da Portland.

È vero che il nome della band prende spunto dalla celebre “Mah Nà Mah Nà” di Piero Umiliani?
Ah, vedo che sei ben informato! Allora mi puoi anche dire se è vero che la canzone fu originariamente usata alla fine degli Sessanta per un documentario porno? Qua la gente la conosce soltanto come “La canzone dei Muppets “. Ne sanno davvero poco… (il brano è incluso nella colonna sonora del film-documentario “Svezia, Inferno e Paradiso” del 1968 di Luigi Scattini, n.d.r.)

Qualcosa in più di una semplice infatuazione per una canzone?
Credo proprio di sì… ne parlerò al mio analista.

Chi sono i componenti dei Menomena?
Brent è il “Nerd dei Computer” del gruppo. Ama programmare e uscirsene con invenzioni veramente fuori di testa. Il suo background musicale è soprattutto influenzato dagli anni ’90; è un vero patito delle radio pop commerciali e i suoi gruppi preferiti saranno per sempre Depeche Mode, Smashing Pumpkins e Tool. Justin è il nostro “Caldo Modello Svedese”. Ama le cose odiose più popolari. Era soltanto un bassista quando lo incontrai per la prima volta circa quindici anni fa, ma ora suona il sax, la chitarra, le tastiere e canta, a volte tutto nello stesso momento! Adora T. Rex, Pulp e Led Zeppelin. Infine ci sono io e credo di potermi definire il “Batterista Insicuro” dei Menomena. Sono l’opposto di Justin in fatto di gusti musicali. Mi piace tutto, e spendo davvero troppi soldi per comprare album vecchi e nuovi. Attualmente i miei preferiti sono Andrew W.K., Ween, e Deerhoof ma con tutta probabilità cambierò idea fra una settimana.

Quando è nato il progetto?
Abbiamo iniziato a suonare insieme alla fine del 2000, e il nostro primo concerto è stato nel 2001.

E.P. compresi, mi elenchi tutti i lavori ufficiali realizzati dai Menomena?
Ufficialmente abbiamo realizzato tre dischi: I am the Fun Blame Monster! (2003), Under An Hour (2005) e Friend And Foe (2007). Abbiamo poi realizzato un paio di E.P. in giro per Portland prima che uscisse il nostro primo album. Uno s’intitolava più o meno “The Rose EP” e conteneva cinque pezzi, credo… l’altro era un CD-R con sopra uno scheletro, conteneva circa una decina di demo che alla fine divenne “The Fun Blame Monster”. Ne facemmo meno di 100 copie di entrambi e li regalammo in giro.

Coretti sixties, sottofondi di glockenspiel e violoncelli, giri di basso trascinanti, ritmi vivaci, lap-steel e chitarre accattivanti, malinconiche melodie pianistiche, passaggi di hammond, effetti sintetizzati, fischiettii, incursioni di sax alla Morphine e inaspettati cambi di direzione fanno di “Friend And Foe” un lavoro complesso e avanguardista ma dal carattere pop universale (diciamo, global-pop). Credo che non sia stato facile mettere insieme tutte queste parti con il giusto equilibrio. Quanto tempo ci avete lavorato sopra? È stato lungo il lavoro di ricerca?
Sì, abbiamo impiegato parecchio tempo per finire questo disco. Credo ci siano voluti complessivamente due anni dall’inizio alla fine, molto più tempo di qualsiasi nostra altra attività come band. Questo è uno dei nostri più grandi problemi, cioè il lento ritmo con cui realizziamo le cose. Gruppi come Deerhoof pubblicano almeno un disco all’anno e ho davvero molto rispetto per questo tipo di approccio lavorativo. È davvero incredibilmente difficile per ognuno di noi tre riuscire ad essere d’accordo su qualsiasi cosa, così ogni dettaglio nel nostro processo produttivo impiega secoli prima di prendere forma.

Chi scrive i testi?
Tutti e tre scriviamo le canzoni individualmente, e solitamente nessuno di noi chiede agli altri quale sia il loro significato. Forse perché preferiamo che l’interpretazione dei testi sia lasciata all’ascoltatore nel modo che ritiene più adatto.

Quali sono le formazioni che stimi particolarmente?
I miei gusti cambiano in continuazione. È davvero difficile ridurli in pochi nomi anche se ho cercato di farlo in una domanda precedente.

Avremo la possibilità di vedervi prossimamente in Italia?
Ah, davvero lo spero! Mi sento così protetto qui. È davvero triste ma non ho mai viaggiato oltreoceano. Ho visto il vostro paese soltanto in foto e nei film, e avrei davvero voglia di visitarlo, di persona! Speriamo di poter suonare presto la nostra musica da voi, magari con un piccolo tour che tocchi qualche città italiana.

Buona musica e grazie per la disponibilità.
Grazie a voi, apprezziamo davvero quello che fate.

(foto di Alicia J. Rose)


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