Voce, chitarra e cuore, sono questi gli elementi che caratterizzano il secondo lavoro da solista di Geoffrey Farina dei Karate. Reverse Eclipse, che segue Usonian Dream Sequence del 1998, è un disco che mi ha catturato fin dai primi sussulti per via della sua frugale spontaneità. Un lavoro “Jazz”, mi verrebbe da dire, ma che in realtà “Jazz” non è (o forse lo è soltanto nello spirito). Di sicuro però i tredici frammenti che compongo questo lavoro non hanno nulla a che vedere con l’artificioso e il cervellotico, anzi, le sonorità che vengono fuori da Reverse Eclipse sono immediate, leggere e vellutate, sempre avvolte da una sopita e struggente malinconia. Melodie pressoché incompiute, sospese tra stilemi di forma canzone, accenni jazzy e latenti fusioni di rock e blues che inseguono il canto irrequieto e a tratti lancinante di Geoff. Passaggi d’indelebile bellezza come Special Diamonds, Henningson Or Hemingway, Gravity, The Dianne Eraser, Olive Or Otherwise e One Percent che, se messi in sequenza successiva l’uno dopo l’altro, potrebbero toglierci il respiro rivelandoci l’intera essenza dell’album che, a distanza di alcuni anni, non perde un briciolo di romanticismo. Un abbagliante quadretto di acquerelli che evidenzia un’ingenua e creativa geometricità come la sua immagine di copertina. Quando si dice che “la musica non è altro che l’espressione dell’anima”. (Luca D’Ambrosio)
[1][i]Recensione pubblicata su ML – n. 45
✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 23 Gennaio 2014