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Recensione: Preston School of Industry – Monsoon (2004)

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Iniziamo con l’unica e meno determinante delle osservazioni: titolo e immagine di copertina di questo secondo album realizzato dai Preston School Of Industry dell’ex Pavement Scott Kannberg sono davvero poco rappresentativi delle atmosfere prodotte dalle sonorità del disco. Quindi, eccezion fatta per la copertina, possiamo affermare con estrema serenità che Monsoon è quanto di più gradevole e rincuorante possa esserci capitato di ascoltare in queste ultime settimane. Indie rock a stelle e strisce dove si può riscoprire il folk rock dei R.E.M. (Escalation breeds escalation), il sound collegiale dei Pixies o dei Pavement (Line it up) e certi passaggi alla Steve Wynn (The furnace sun). Un lavoro discografico “giovane”, a volte dai tratti impulsivi e malinconici (Walk Of A girl e So many ways) altre volte, invece, dai toni country (Caught In the rain) e dai riverberi sixties (Her estuary twang). Trentasette minuti di buona musica che vedono, tra l’altro, la partecipazione dei Wilco e di Scott McCaughey dei Minus Five. Dieci episodi che si lasciano ascoltare tranquillamente: dal pop rock disturbato di If the straits magellan should ever run dry alle cadenze visionarie di Get your crayons, fino ad arrivare allo spleen acustico e conclusivo di Tone it down. Canzoni di buona fattura, con splendidi arrangiamenti, anche se abbastanza distanti da quelle melodie che Scott aveva condiviso con l’ex compagno di avventure Stephen Malkmus. Insomma: un album piacevolissimo e di facile ascolto, ma che sa già di sentito. Avete presente The Search dei Son Volt e Howl dei Black Rebel Motorcycle Club? (Luca D’Ambrosio)

[1]Recensione pubblicata su ML – n. 49 del 25.10.2007


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