Sam Amidon è senza dubbio uno dei personaggi più interessanti e geniali che la scena indie folk abbia potuto partorire in questi ultimi anni. Originario del Vermont, Sam è figlio d’arte e si sente. All is Well, terza o meglio seconda fatica a nome Samamidon, è infatti un gioiellino di assoluta maestria attraverso il quale l’artista americano stringe al cuore – dopo svariate collaborazioni (Doveman e Stars Like Fleas su tutte) e due dischi come Solo Fiddle del 2000 e But This Chicken Proved False Hearted del 2007 – tutto il suo immenso amore per le tradizioni. Quello stesso sentimento che il padre e la madre di Sam non hanno mai smesso di perpetuare con il progetto The Amidons e che qui prende la forma di dieci splendide composizioni elettroacustiche tratte, appunto, dal folclore americano. Ne esce fuori una raccolta di memorie musicali piacevolmente orchestrata che, grazie a degli arrangiamenti impeccabili e a dei brevi rimandi sperimentali (Little Johnny Brown e Fall on my knees), non perde mai quel piglio di scrupolosa modernità. Quelli del nostro giovane folksinger sono dei brani suonati e cantanti meravigliosamente, con passione ed estrema dolcezza; tracce che non fanno mai rumore e che trovano nella emozionante Saro il passaggio più alto e vibrante di un lavoro folk, magico e decisamente attuale. Alla maniera di un Bonnie Prince Billy meno algido e alienato o di un Jason Molina più etereo e pop, Sam Amidon realizza un album di canzoni tradizionali americane che sono capaci di racchiudere, in un solo istante, il tepore di M. Ward e quel tocco intimista alla Nick Drake. Passaggi che fanno di All is Well uno degli album più allettanti di questo avvio di stagione.[1] Soprattutto per chi nella musica cerca certe intensità. (Luca D’Ambrosio)
ps.
Mixato in Islanda dall’amico Valgeir Sigurðsson, il disco vede la partecipazione di Nico Muhly, Eyvind Kang, Ben Frost e del fratello Stefan Amidon.
[1]Recensione pubblicata su ML – n. 52 del 29.02.2008
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