Alcuni dischi, come questo dei pisani Fuochi di Paglia, sono eterni. Almeno questa è la sensazione che si ha ascoltando il loro debutto, Ménage à trois. Potrebbe risalire tranquillamente a un disco italiano degli anni ‘60 e si trova a proprio agio anche in questi tempi: è questa appunto la grande forza del disco, la sua duttilità. Il progetto Fuochi di Paglia nasce di getto come trio nel marzo del 2011, alimentato da incontenibili tormenti esistenziali e pittoresche suggestioni rurali covate in angoli reconditi della provincia toscana. Ed è proprio questa realtà che il trio si propone di descrivere in maniera ironica, con un caratteristico miscuglio di musica e parole da loro stessi definito “cantautorato viscerale”. Nell’aprile 2012 i Fuochi di Paglia festeggiano il primo anno di attività con l’incisione dell’EP autoprodotto del carciofo e di altre storie e sul finire del 2013 (dicembre) arriva il debutto sulla lunga distanza: un album, il primo album ufficiale realizzato con la preziosa collaborazione di Labella Studio. Ménage à trois appunto. Un lavoro discografico in cui le canzoni parlano di precarietà esistenziale e lavorativa, di disavventure amorose, di vizi e virtù del mondo degli artisti e dello showbiz, di tipologie antropologiche infestanti, di una generazione che, frastornata dai mass media e dalla tecnologia ridondante, sembra non voler crescere mai. I testi sono molto ironici e convincono in quasi tutte le canzoni (c’è qualche scivolone ma siamo pur sempre di fronte a una prima opera). Attendiamo quindi la seconda prova per una conferma, con la speranza di avere a che fare con una band protagonista del futuro musicale italiano.(Chiara Mattela)
✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 17 Febbraio 2014