È un viaggio ipnotico e visionario quello realizzato dai Desolation Wilderness con White Light Strobing. Un trip fatto di chitarre elettriche dilatate, quisquilie melodiche e voci echeggianti che si rincorrono dentro un caleidoscopio di immagini colorate, paesaggi primitivi e sonorità mai assordanti. Si ha quasi l’impressione di attraversare una nuova stagione d’amore, appassionata e piena d’impulsi emotivi, pronti a inneggiare a Peace and Love, alla purezza dell’anima e al ritorno alla natura come un hippie estasiato da chissà quale droga; anche se poi in realtà si è abbastanza lontani dal “flower power” e dal ricordo di Janis Joplin, dei Grateful Dead o dei Jefferson Airplane. Con White Light Strobing infatti non siamo nel ’68, bensì nel 2008, ci si muove con dinamiche musicali assai differenti, dove a farla da padrone è soprattutto l’umore indolente e malinconico dei Galaxie 500 che pervade l’intero album già a partire dall’iniziale USA Highway. Un mood etereo e abulico che si amplifica con le cadenze allucinate di Come Over in Your Silver Car e And All The Boys Looked che, lentamente, si disperdono nelle atmosfere rarefatte di Horizon Star e nei solchi cosmici di Forget Everything. Un viaggio di velvettiana memoria capace di custodire il tepore degli Yo La Tengo, l’inezia slowcore di gruppi come Bedhead e Slowdive e persino certi riverberi minimalisti e neo psichedelici degli Spacemen 3. Dopo diverse autoproduzioni, la formazione di Olympia (Washington) ha saputo mettere insieme ballate languide e candide percezioni illusorie in maniera decisamente personale, grazie anche all’apporto della K Records dell’infaticabile Calvin Johnson. Paris to New York, Jupiter e Turquoise and Gold sono le tracce migliori di un disco suggestivo composto, complessivamente, da dieci splendidi frammenti che s’insinuano nel subconscio dell’ascoltatore. Provate a chiudere gli occhi e immaginate di perdervi tra le montagne della Sierra Nevada e il lago Tahoe: oltre il rumore delle fronde degli alberi, lo zampillare dei ruscelli e il brusio del vento della California potreste sentire anche lo scricchiolio della neve appena calpestata. Benvenuti a Desolation Wilderness. (Luca D’Ambrosio)
[1]Recensione pubblicata su ML – Update n. 63 del 21 marzo 2009
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