Certamente non stiamo qui a gridare al miracolo ma senza dubbio Noble Beast dello statunitense Andrew Bird si rivela – malgrado le perplessità iniziali dovute a un ascolto del tutto superficiale – una fatica particolarmente piacevole che non possiamo fare a meno di segnalare. Registrato principalmente al Beech House di Nashville, il nuovo lavoro del cantante (violinista, chitarrista) originario di Chicago ci offre in dono uno splendido quadretto di musica folk pop che analizza con perspicace lirismo il segreto della natura e la complessità dell’uomo: segno tangibile e inconfutabile di una maturità artistica e altresì letteraria. Tra approcci country (o meglio ancora folk), fischiettii di retaggio morriconiano (su tutte Masterswarm) e barlumi di pop barocco che potrebbero ricordare qualcosa di Burt Bacharach (si ascoltino per esempio Oh No, Souverian e On Ho!), ecco, quindi, farsi strada un album dal carattere popolare e dall’approccio facile, capace tuttavia di custodire quella raffinatezza, quel pudore e quell’intensità che soltanto un orecchio attento e paziente è in grado di carpire: dalle profondità bucoliche di Natural Disaster alle agili ricercatezze di Not a robot, but a ghost; episodi che non ci lasciano affatto indifferenti come, per esempio, le straordinarie Anonanimal, Fitz and the Dizzyspells, The Privateers e la vezzeggiante Effigy in cui la bella voce di Andrew Bird fa il paio con quella altrettanto affascinante di Kelly Hogan. Ma ciò che più ci colpisce di questo disco è l’abilità di un personaggio in grado di muoversi con originalità in quegli ambienti musicali tanto cari ai primi Radiohead, a Devendra Banhart e a Ed Harcourt (senza dover scomodare ogni volta il solito e immenso Jeff Buckley): sensazioni che non fanno altro che aumentare la nostra considerazione verso un artista che, in fin dei conti, non è proprio l’ultimo arrivato (le sue prime composizioni risalgono infatti al 1996, alcune delle quali sotto il nome di Andrew Bird’s Bowl Of Fire). Di Noble Beast è prevista, inoltre, anche un’edizione deluxe in tiratura limitata, con un artwork differente e un CD bonus (intitolato Useless Creatures) contenente nove tracce strumentali in cui partecipano il musicista e compositore jazz Todd Sickafoose e il batterista dei Wilco (Glenn Kotche). Comunque, nell’attesa del vero e proprio prodigio, non possiamo che accontentarci di questa nobile creatura partorita dalla fervida mente di Andrew Bird, anche nella versione semplicemente standard appena recensita. L’unica precauzione, però, è quella di ascoltare l’album con calma e con particolare attenzione, per non correre il rischio di cestinarlo dopo il primo ascolto. (Luca D’Ambrosio)
[1]Recensione pubblicata su ML – Update n. 65 del 6 giugno 2009
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