Dell’intervista all’autore annunciata con un anticipo forse poco prudente, non c’è traccia, in questa grassa ristampa del secondo album solista di Peter Murphy. Aprire il cellophane che sigilla il doppio cd riserverà dunque questa delusione. Le aspettative, si sa, ne riservano sempre qualcuna. Meglio dunque affidarsi alle certezze. Come quella di rimettere in filodiffusione, venticinque anni dopo, Love Hysteria. Rinnovare i cattivi sentimenti che provammo allora, appena mitigati dal distacco che il tempo ci offre come conforto. A conferma di quanto aveva lasciato intendere il disco di debutto la musica di Murphy, orfana del suono elettrico e decadente dei Bauhaus, si avvia a diventare sempre più ridondante ed esuberante, più sofisticata e funk nell’accezione che il termine aveva nel pop plastico degli anni Ottanta (durante il tour di supporto al disco, Peter è solito presentare la sua versione di Purple Rain di Prince, sbigottendo ulteriormente il nocciolo duro dei vecchi fan). Più asciutte sono ovviamente le sette versioni demo presenti sul secondo cd assieme agli estratti dall’album ma ad emergere è unicamente il timbro sempre carismatico di Peter. Il resto è roba ordinaria, pure quando vorrebbe tingersi di una qualche suggestione meno effimera, come accade nel melodramma di Time has nothing to do with it. Quando attorno tutto sembra chetarsi, come nella lunga elegia teologica/filosofica di Socrates The Python, ecco che sembra nuovamente alzarsi dal sarcofago, come ai tempi di Bela Lugosi‘s Dead ma con una teatralità gestita adesso con la sicurezza di un attore navigato (si ascolti come l’abilità con cui gioca con le vocali e le consonanti durante tutto lo srotolarsi del tormentoso finale Socrates, Pythagorus, Yin and bloody Yang Hatha Yoga, Omm, Bennett, Gurdjieff, Jesus, Old Testament and New Libraries full of keys, Libraries full of keys). “Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di Sole:
ed è subito sera.” (Franco Dimauro)
✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 31 Marzo 2014