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Recensioni: Denovo – Kamikaze Bohemien (2014)

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Come Fred Flinstone, in fondo Wilma non l’ho mai dimenticata. E ritrovarsela davanti all’improvviso trent’anni dopo col viso solcato da minuscole rughe fa un certo effetto. I Denovo, per chi è nato durante quei trenta anni, erano allora l’orgoglio siciliano della musica “indipendente” italiana. Quella nata in grembo alla new wave rigurgitando il latte di Litfiba, Neon, Diaframma, CCCP Fedeli alla Linea, Moda, Underground Life. Pargolette mani tese fino a toccare le sacre mammelle sanremesi costringendo l’imbolsita manifestazione ligure a mettere in piedi una kermesse parallela chiamata Sanremo Rock e a portare in giro col passeggino gente come Violet Eves, Boppin’ Kids, Panoramics, Viridanse, Avion Travel, Joe Perrino and The Mellowtones e, appunto i Denovo. Che però vengono al mondo quattro anni prima e che erano già stati “sdoganati” al grande pubblico da un Renzo Arbore che sa ancora capire da che parte soffia il vento nel 1985, proprio con Niente insetti su Wilma, il brano che intitola il loro dodici pollici di debutto e che viene registrato assieme a quello che avrebbe dovuto essere lo scheletro del loro album di debutto. Uno scheletro seppellito in un mobile neoclassico a Firenze e balzato fuori come uno spettro dalle ante di quello stesso secretaire a Venezia, trent’anni dopo. Siamo a casa di Francesco Fracassi, il manager dell’epoca che, ripulendo la sua cantina euganea, si imbatte negli Ampex con quelle registrazioni e li porta ai Waterland Studios in Fondamenta de le Chioverete per dar loro una ripulita e cambiarne le sorti. E le sorti sono quelle della pubblicazione ufficiale che arriva in concomitanza con il Records Store Day del 2014. Kamikaze Bohemien è dunque Dorian Gray. I Denovo, il suo ritratto. Un disco che suona sorprendentemente fresco, nonostante le molte lune che si porta addosso. Come le bottiglie con la pallina della gazzosa Cesari. E che ci mostra ancora una volta come i Denovo fossero, nei primi anni, gli XTC del Mar Mediterraneo. Interpreti di un pop surreale e giocondo, laddove la stragrande maggioranza del rock italiano guardava alle nebbie uggiose del dark anglosassone. Doppiamente fuori moda allora. Non sappiamo quanto lo siano adesso. In quanti alzeremo il calice quando partirà la bellissima locomotiva pop di Ipnosi? In quanti ci faremo travolgere dalle carrozze in corsa de Le mie cortesie, Niente insetti su Wilma, Fallo, El Gheddaia, Coazione dai cui finestrini passano le sagome di Talking Heads, Elvis Costello, Men at Work? Ci riscopriremo astuti amanti di un pop intelligente che sorride con trentadue denti frantumati? O chiuderemo le porte, timorosi di essere esposti agli spifferi della gioia? Vedremo. Oggi mi godo i Denovo, de novo. (Franco Dimauro)



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