Torna il cantautore campano, dopo il successo ottenuto con il brano Every Single Moment In My Life Is A Weary Wait, virtualmente interpretato da Sean Penn nella chiacchierata pellicola dell’ormai hollywoodiano Paolo Sorrentino This Must Be The Place. Un album questa volta integralmente strumentale (fatta eccezione per Una Moneta In Tasca Una Corona In Testa piccolo cameo posizionato in chiusura), che accompagna l’omonimo film-documentario di Marcello Anselmo. L’ispirazione di fondo del disco e della pellicola – che alterna scorci del porto industriale di Napoli con riprese dei fondali adiacenti, ripercorrendo per buona parte la storia della costa cittadina – e’ appunto nel rapporto tra il mare e la terraferma, che diventa metafora materiale del nostro vivere a un passo dall’abisso. La musica è stata registrata secondo la regola del Dogma 8, modus operandi che contraddistingue l’opera di Bruno da diversi anni a questa parte. L’uso di registratori analogici a bobina sia in ripresa che in mixaggio è difatti un credo più che una necessità. Posidonia suggerisce sensibili punti di contatto con l’elettronica ante-litteram e seriale, questo è quanto si evince dalle 15 tracce (tra cui tre autentiche sonorizzazioni), nel rispetto di un’eredità importante – proprio quella del belpaese – che vanta alcuni fra i più rinomati autori di libraries e colonne sonore. In campo un organo Farfisa, una batteria, chitarre acustiche ed elettriche, poche note di synth (a cui si fa spesso preferire un organo effettato). Nulla che rimandi alla gelida tecnologia digitale, tanto che la drum machine che ascolterete nel disco è un modello d’antiquariato anni ‘60. Significativa la collaborazione di Peppe Sabbatino (anche con le 8 Tracce) alla batteria nel pezzo I fondali della metropoli e – soprattutto – di Massimiliano Sacchi, che oltre a suonare i fiati su Prima Immersione, scrive e registra con Nino Bruno due brani: Second sphere e Pacchetto magico, due esecuzioni letteralmente dal vivo catturate su due tracce. Interessante e strana anche l’ospitata di Fabrizio Elvetico, leader della band industrial Illachime Quartet e professore di composizione al conservatorio di Trapani. Elvetico nel film curava i suoni di ambiente, ricorrendo per l’appunto alla rodata tecnica dei field-recordings, che sin dai tempi del pioniere Harry Smith ha guidato tutta una filosofia di vita. Questo lavoro di sonorizzazione si è riversato in due brani, che sono indicati appunto come sonorizzazione 2 e 3: Macerie della civiltà e Opifici nella polvere. Gli undici minuti abbondanti di Pacchetto Magico sono forse la chiave del lavoro, esemplari nelle loro marziali e brumose progressioni, tanto da rimandare ad un grande compositore della musica nostrana come Fabio Fabor. Posidonia è dunque un lavoro che da il senso dell’eclettismo di Nino Bruno, che parallelamente alla carriera di autore ha sempre coltivato un grande rispetto per la musica di ricerca. (Fonte: Goodfellas)
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