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Rock in Roma 2014: circa 13.000 persone per i Black Keys.

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Questa sera a Rock in Roma il colpo d’occhio è davvero suggestivo. Non a caso infatti, secondo i dati dell’organizzazione, sono circa tredicimila le persone presenti all’Ippodromo delle Capanelle per l’unica data in Italia dei Black Keys. Il cielo è poco nuvoloso, il vento moderato e la temperatura non proprio estiva. Intanto, dall’altro capo del mondo, sta per iniziare Brasile-Germania, la prima semifinale del mondiale di calcio 2014. Ciononostante, almeno da queste parti, tutti sono in trepida attesa del duo alternative rock più trascinante degli ultimi dieci anni, per via della loro miscela deflagrante e dai contorni psichedelici che mette insieme blues, soul e garage rock. Una combinazione tanto tradizionale quanto esplosiva che Daniel Auerbach (voce e chitarra) e Patrick Carney (batteria) riescono a servire in maniera autentica e genuina come poche altre formazione sono riuscite a fare finora (come loro soltanto i White Stripes, sia in termini di qualità che di popolarità), andando ben oltre la semplice operazione “revival” da cui siamo stati travolti a partire dagli anni zero. Ora, però, siamo nel 2015 e la band statunitense con i suoi otto album alle spalle è consapevole della propria grandezza e della propria autenticità, e si presenta davanti a una folla acclamante che non vuole altro che essere sommersa da quell’onda sonora fatta di melodie accattivanti, chitarre elettriche e ritmi incalzanti. E lo fanno immediatamente con il contributo di Richard Swift al basso e John Clement Wood alle tastiere. Si parte quindi con Dead and Gone, brano estratto da El Camino, il disco più conosciuto e apprezzato della band americana dal quale tirano fuori altri pezzi come Run Right Back, Gold on the Ceiling, Money Maker, Nova Baby e la coinvolgente Lonely Boy che infiamma il pubblico prima del bis conclusivo. Nel mezzo un’altra manciata di brani estrapolati da Brothers, Attack & Release e soprattutto l’ultimo Turn Blue, mentre il finale è affidato a Little Black Submarines e I Got Mine che chiudono un’ora e mezza di concerto tutto sommato appagante. Eccezion fatta per qualche sparuto tifoso brasiliano che, nonostante le scariche adrenaliniche dei Black Keys, torna a casa deluso e con un’umiliante sconfitta. (Redazione Musicletter.it)



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