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Quindici dischi del 2014 per le vacanze estive

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Stanno per arrivare le vacanze estive e non potevamo fare a meno di consigliarvi 15 dischi del 2014 da “studiare” a casa, al mare, in montagna o mentre siete alla guida della vostra auto per andare chissà dove. Quindici dischi in rigoroso ordine alfabetico che, a nostro avviso, hanno caratterizzato questa prima parte dell’anno e che non potete non ascoltare durante quei lunghi, cocenti e oziosi pomeriggi estivi che attanaglieranno le vostre ferie. Quindi, buon relax e buon divertimento, sappiate però che al vostro ritorno sarete tutti interrogati. (La redazione)

Barzin, To Live Alone in That Long Summer (Ghost Records, 2014)
Barzin Hossein è un cantautore canadese di origine iraniana dall’approccio sentimentale e malinconico. “To Live Alone In That Long Summer” è il suo quarto album ed è composto da dieci splendide canzoni folk dalle atmosfere intime e dai testi poetici, sempre in bilico tra romanticismo ed esistenzialismo.

Be Forest, Earthbeat (We Were Never Being Boring, 2014)
I pesaresi Be Forest sono senza alcun dubbio una delle formazioni italiane dall’attitudine e dal suono più internazionali. Nonostante la loro giovane età hanno classe ed esperienza da vendere. “Earthbeat” è il loro secondo album che, a distanza di tre anni da “Cold”, segna un lieve cambio di rotta ma anche il primo passo verso la maturità artistica.

Beck, Morning Phase (Capitol, 2014)
Tutti oramai conosciamo l’eclettismo e il talento di Beck capaci di disorientare e ammaliare qualsiasi estimatore di popular music. Da “Golden Feelings” a capolavori come “Odelay” e “Mutations”, l’artista americano ha sempre saputo rimettersi in gioco senza mai nascondere i suoi sentimenti, come in questa nuova fatica intitolata “Morning Phase” che richiama alle mente le melodie e le atmosfere mozzafiato di “Sea Change”.

Damien Jurado, Brothers and Sisters of the Eternal Son (Secretly Canadian, 2014)
Pochi conoscono il talento di Damien Jurado, cantautore statunitense che ha iniziato la sua carriera da solista verso la metà degli anni novanta. “Brothers and Sisters of the Eternal Son” è il suo undicesimo album e può essere considerato una sorta di sequel del precedente “Maraqopa”.

Lee Fields & The Expressions, Emma Jean (Truth & Soul, 2014)
Lee Fields, classe 1951, è un musicista e cantante soul americano che per via della sua somiglianza fisica e vocale con James Brown è soprannominato “Little JB”. “Emma Jean” è un disco di soul music delizioso che non ha bisogno di presentazioni. Basta premere il tasto “play” e lasciarsi trasportare da questi undici classici.

Mac DeMarco, Salad Days (Captured Tracks, 2014)
Piaccia o non piaccia Mac DeMarco è un cantautore di talento. “Salad Days” è il suo secondo lavoro che conferma la sua originalità compositiva, grazie a una manciata di canzoni pop che si ascoltano tutte di un fiato e che sanno essere fresche, leggere e allo stesso tempo sghembe.

Mogwai, Rave Tapes (Rock Action, 2014)
Gli scozzesi Mogwai non smettono mai di sorprenderci con la loro formula post-rock capace di ammaliare anche chi non è sempre così propenso ad ascoltare certi connubi sperimentali a base di rock ed elettronica. Una formula “sui generis” che anche questa volta sembra avere fatto centro.

Nicolò Carnesi, Ho una Galassia nell’Armadio (Malintenti, 2014)
Se si deve parlare di “musica leggera italiana” o di “nuovo cantautorato italiano”, non possiamo fare a meno di segnalarvi “Ho una galassia nell’armadio”, il secondo album del giovane cantautore palermitano Nicolò Carnesi.

Real Estate, Atlas (Domino Records, 2014)
Terzo disco per gli americani Real Estate. Forse il loro capolavoro, o forse no. A ogni modo “Atlas” è uno di quei dischi che ci piace ascoltare più di ogni altro, sempre che non ne facciano uno nuovo.

Ricky Eat Acid, Three Love Songs (Orchid Tapes, 2014)
Questo è un disco che va ascoltato con attenzione e in perfetta solitudine. Un album da assaporare traccia dopo traccia, perché “Three Love Songs” di Sam Ray (aka Ricky Eat Acid) è un lavoro sperimentale che mescola sapientemente musica ambient, idm e persino certi slanci dance. Allora, siete pronti?

Sharon Van EttenAre We There (Jagjaguwar, 2014)
Sharon Van Etten è una della cantautrici più alternative dell’attuale scena folk e rock americana. “Are We There” è la sua quarta fatica discografica. Una piccola meraviglia che mette a nudo la sua anima. Probabilmente il disco della maturità.

Sun Kil Moon, Benji (Caldo Verde, 2014)
Dietro la sigla Sun Kil Moon si cela Mark Kozelek conosciuto da molti per essere stato il fondatore dei Red House Painters. Con quest’ultima fatica intitolata “Benji”, il cantautore statunitense mette a segno uno dei dischi più belli della sua carriera. Tra folk rock e intimismo.

The Afghan Whigs, Do to the Beast (Sub Pop, 2014)
Attendevamo un album di rock alternativo. Lo aspettavamo con ansia, quasi impazienti. Alla fine è arrivato “Do to the Beast” degli Afghan Whigs. Lo abbiamo messo sul piatto, abbiamo poggiato la puntina sul disco e… boom! Era proprio quello che cercavamo. Cuore, anima e cervello. Grazie, Mr. Dulli.

The War On Drugs, Lost in the Dream (Secretly Canadian, 2014)
A volte è bello perdersi nei sogni, soprattutto quando ci si accorge che non sono così distanti dalla realtà, che puoi alzarti ogni mattina, poggiare “Lost in the Dream” sul piatto e continuare a fantasticare insieme ai tuoi beniamini, ovvero i War On Drugs.

Timber Timbre, Hot Dreams (Arts & Crafts, 2014)
“Hot Dreams” è la quinta fatica dei canadesi Timber Timbre. Un disco che unisce il folk al soul attraverso dieci canzoni dai toni intimi e urbani. Qui c’è poco di alternativo. C’è soltanto un cuore che batte. Nient’altro.



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