È morto all’età di 70 anni in un clinica di Zurigo, nella notte tra il 16 e il 17 luglio 2014, per cause ancora non rivelate, il leggendario bluesman albino Johnny Winter. Appresa la triste notizia, ecco cosa ha scritto il giornalista e conduttore televisivo Carlo Massarini sulla propria pagina di FB. «Mi ricordo di quando, a 18 anni, salivo sul tavolo di panno verde di PVG sotto lo sguardo attonito di funzionari e tecnici Rai, urlando a squarciagola “Rock’n’roooooooll!” lanciando quell’album dal vivo che aveva più energia di 100 dischi di metal. “Live Johnny Winter And”, goduria infinita in quegli anni di primo affaccio sul mondo della musica. 43 anni dopo, l’intervista che abbiamo passato a Ghiaccio Bollente: il texano albino nella parte del survivor, piegato da 30 anni di dipendenza da Metadone e una carriera alla deriva, salvata dal fedele chitarrista/produttore/manager/angelo salvatore Paul Nelson. Finalmente “pulito” e ancora in pista a 70 anni che sembravano cento. Tenerezza infinita nel vedere quel gigante del rockblues così fragile, nel sentirlo parlare quasi a monosillabi del suo passato, del tirarsi sù la maglietta e mostrare il suo Dragone scolorito tatuato sul petto. “Johnny, sei stato il primo a entrare nella Hall of Fame del Blues”… “Prima di Clapton e Bloomfield, eh? … “Eh sì, li ho fregati!” E giù una risata contagiosa per tutti i presenti. Se n’è andato stanotte, a suonare con Jimi, e Bloomfield, e Muddy, e tutti quelli che ha amato. È una generazione che a poco a poco se ne va, in buona parte consumata da stili di vista aldisopra dell’umana resistenza. Una generazione irripetibile, che si è immolata anche per dare a quelli che rimanevano materiale per sognare, per liberarsi, per provare a essere diversi, per trovare qualcosa al di là del visibile. O, semplicemente – e non è poco – per saltare urlando “Rock’n’rooooll!” a squarciagola nell’etere italiano. Ciao, Johnny, stanotte lassù sarà blues celestiale.» (La redazione)
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✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 18 Luglio 2014